Abbiamo Fede in una tigre

A Saalbach capolavoro Brignone: vince l'oro mondiale nel gigante 28 anni dopo un mito come la Compagnoni: e adesso caccia alla coppa generale

Abbiamo Fede in una tigre
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Federica è anche d'oro. Brignone d'oro ed argento è una favola gigante che la campionessa sta scrivendo sulle nevi mondiali di Saalbach dove ieri si è presa una vittoria che sa di leggenda. «Ho realizzato il sogno della mia vita: un oro mondiale in gigante». Non serve molta cronaca per riassumere la sua haka vincente fra le porte larghe della Cristallo di neve 28 anni dopo l'oro iridato di Deborah Compagnoni. Federica ha dominato la prima manche rifilando a tutte oltre un secondo, limato solo da Alice Robinson a 67/100. Alla ripresa, ha firmato di nuovo il miglior tempo «restando calma e interpretando al meglio la parabolica finale». I centesimi salgono a 90 sulla neozelandese e si trasformano in un distacco monstre di 262 su Paula Moltzan ed il resto del mondo, quasi alla Odermatt o alla Shiffrin, ieri assente.

Fin qui i dettagli di un'impresa che va semmai raccontata con i toni dell'epica, senza retorica, che in questo caso, sarebbe superflua: Brignone è in uno stato di grazia, fisica, mentale ed emotiva. Nessuna ha osato, letto il terreno, come lei su una neve ormai primaverile dove il sole aveva scaldato e le nubi, sul finale, rimestato le carte. Fede ha avuto fede, innanzitutto in se stessa e nei suoi 34 anni e mezzo, proprio oggi fanno pendant con le 33 vittorie in coppa e i 44 podi. Nella sua carriera gli errori (pochi) sono diventati esperienza, i difetti (ancora meno) punti di forza. Potenza di ragazza diventata donna sugli sci come nella vita: con 3 medaglie olimpiche oramai le mancherebbe solo un oro e 5 sigilli mondiali, di cui due del metallo più prezioso, oggi non solo è la più forte sciatrice che l'Italia abbia mai avuto, ma è anche una delle sportive più vincenti del Belpaese. Come Arianna Fontana sul ghiaccio, Federica Pellegrini in acqua, la sua potenza sta nelle molte rinascite. Quando parte, abbassa lo sguardo e mostra quella tigre che non solo ha sul casco ma anche dentro nell'animo. Così quando poi si batte il petto ed apre il cancelletto la tigre si placa e gli occhi sono solo i suoi, verdi, precisi, implacabili verso il traguardo. Storia di uno stato di grazia: a questi Mondiali Brignone ha vinto sia su questa porzione di pista maschile, sia sull'autostrada preparata per le donne, lì accanto. Argento in SuperG a coronare lo stile da all rounder, oro in gigante, la disciplina che le ha regalato più gioie anche perché è la madre di tutte le curve. E pensare che quest'anno aveva fatto solo cinque gare in gigante vincendone due e steccandone tre. Per questo l'oro, se possibile brilla ancora di più: va accanto a quello in combinata del 2023, disciplina che lei ha sempre amato, ma che ormai in quel format è pensionata. Fede, però, non fa differenza: «Le medaglie sono tutte bellissime, ma questa mi da una forza in più».

È quella di guardare avanti a Sestriere già la prossima settimana dove ci sono tre gare per sognare di centrare anche il prossimo degli obiettivi in una stagione dove Brignone ha saputo vincere su piste dove non aveva ancora lasciato il segno, cogliere la prima vittoria in discesa, senza tralasciare la polivalenza e prenotarsi per un finale di stagione dove ora non si nasconde più. Anche se non lo dice o parafrasa: «Ora comincio a fare i conti». Significa avere fame di quel goloso bis che si chiama coppa generale perché la tigre ha ancora fame.

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