Abu Dhabi e pazza Red Bull. I crucci di ragionier Rosberg

Il tedesco a un passo dal titolo. Ma Alonso e la Ferrari sanno bene che cosa possono combinare le «bibite» qui

Abu Dhabi e pazza Red Bull. I crucci di ragionier Rosberg

Dodici punti di vantaggio. All'ultima gara. Sono tanti sempre e ovunque tranne quando hai fra le scatole due Red Bull e ti stai giocando il mondiale ad Abu Dhabi. Provare per credere, si diceva un tempo. Fernando Alonso e la Ferrari hanno provato. E ora ci credono, eccome se ci credono. Stagione duemilaedieci, finalissima nel golfo, Fernandone sbarcò nell'emirato in groppa al Cavallino primo con 246 punti e ripartì quattro giorni dopo secondo e umiliato, beffato e pirlato. Mondiale a Vettel, che alla vigilia era terzo a sedici punti dallo spagnolo.

Dodici punti. Nico Rosberg fa di conto tutte le sere anche se ai media giura che non è vero, che non ci pensa ed è sereno come se fosse in vacanza sulla spiaggia con fucile ed occhiali. Il suo tesoretto è abbastanza prezioso per garantirgli il titolo nel caso Hamilton vincesse di nuovo (altra pole, la numero 61 per l'inglese), ma non così luccicante da abbagliare e tenere a distanza le intemperanze del duo Red Bull. Perché Ricciardo scatta terzo e perché Verstappen gli fa il verso dalla sesta piazza «solo perché ho fatto un errore» ringhia il bambino. Ma soprattutto entrambi sono gli unici fra i partenti ad indossare gomme super soft. Il che potrà permettergli di allungare la prima parte del Gran premio, di attendere di più in pista e, opplà: ritrovarsi là dove in quel momento e tempo non avrebbero dovuto essere. Cioè nel posto e nel momento giusti per complicare i piani ai due litiganti Mercedes e fare sogni ambiziosi.

Vien da sé che a beneficiarne potrebbe essere Lewis. Perché della vecchia guardia è certamente il pilota con più talento, perché non ha nulla da perdere, perché scatta davanti e ad Abu Dhabi partire dalla pole vale sempre parecchio e perché ha consecutivamente vinto gli ultimi tre Gran premi e due titoli mondiali. Non così Rosberg che sta amministrando il largo vantaggio con cui era uscito dall'estate e che però rischia di prendere gol all'ultimo come il più classico dei catenacciari. «Non è vero che controllo, do sempre il massimo» si difende lui, «macchina perfetta» attacca Hamilton. Ma sono dettagli, frasi di rito e prevedibili, come prevedibile è la divisione del Circus in due schieramenti. I tronfi anglosassoni che comandano il Carrozzone sono in fibrillazione per l'inserimento fra i commissari di gara di un tedesco. Poco conta che da decenni il direttore di gara sia inglese, suvvia. E i rudi germanici quasi non ci credono che un simil tedesco (Nico è anche finnico e monegasco e milanese) possa rinverdire i fasti schumacheriani. Per di più, non su una Rossa ma un macchinone dei loro (benché con anima inglese).

A proposito di Rossa. Vuoi vedere che Kimi quarto e Seb quinto che giurano «possiamo fare meglio in gara» potrebbero anch'essi complicare la vita a Rosberg, complici gli sparigliamenti garantiti dalla strategia gomme Red Bull.

Per la Ferrari, a meno di una imprevedibile e consolatrice vittoria, non ci sarebbe comunque pace. Hamilton che diventa campione all'ultimo metro le ricorderebbe la beffa di San Paolo 2008. Quando Felipe Massa fu campione per 500 metri e poi il titolo passò a Lewis.

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