Addio Pierino, quella peste del Diavolo

Prati aveva 73 anni. Col Milan aveva vinto tutto. Poi la Roma. Nel '68 l'Europeo

Addio Pierino, quella peste del Diavolo

L'amaro destino dei numeri 11. A tre giorni da Mariolino Corso, piange anche l'altra metà di Milano, un'altra ala sinistra completamente diversa ma altrettanto intimamente legata al cuore e ai trionfi di una squadra. Se n'è andato Pierino Prati, sei anni meno di Corso, ma rivale di tanti derby, e come l'interista protagonista dei successi europei e mondiali di Milano. Non solo, ma unito all'interista anche dalla moda dei calzettoni abbassati oltre che nel poco spazio trovato in Nazionale, l'uno per le scelte dei ct, l'altro perché davanti si è trovato un monumento azzurro come Gigi Riva.

Eppure Pierino Prati per almeno una decina d'anni è stato un bomber inarrestabile, dal Pierino la Peste del Milan di Rocco, al Prati di fine carriera che comunque ha regalato gol e soddisfazioni anche alla Roma. Poco azzurro, dicevamo, solo 14 presenze ma con ben 7 gol e soprattutto la conquista del titolo europeo nel '68, quando giocò la prima finale con la Jugoslavia e segnò due reti decisive nei quarti con la Bulgaria, e la partecipazione a Messico '70 pur senza essere mai utilizzato da Valcareggi.

La sua apoteosi calcistica resta però la finale di coppa Campioni del '69, la magica notte del Bernabeu quando il Milan travolge l'Ajax di Cruijff per 4-1 con una tripletta proprio di Pierino. La notte magica di quel Milan era la consacrazione di un modulo che in quegli anni funzionava a occhi chiusi, i lanci di Gianni Rivera, l'esplosività di Prati. Una coppia affiatatissima come se ne sono viste poche nella storia rossonera, una coppia che faceva sognare la gente del Diavolo e che si completava alla perfezione con Hamrin e Sormani. Se Corso era il re delle foglie morte, un undici atipico, Prati era un undici vero, un'ala in grado di travolgere le difese in potenza e velocità, di segnare di testa e in acrobazia ma soprattutto con un tiro fulminante che non si allontanava molto da quello di Riva. Centodue gol in 209 partite con la maglia rossonera lo pongono di diritto nel pantheon dei bomber milanisti.

Ma a Prati restano legate anche quelle epiche battaglie con l'Estudiantes per la coppa Intercontinentale, il leggendario gol di Glasgow in contropiede nella vittoria sul Celtic che spianò la strada verso la conquista della coppa del '69, lo scudetto dell'anno precedente, ma anche due coppe delle Coppe fino alla fatal Verona in cui non giocò ma che segnò il suo addio al Milan.

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