Alex, solo contro tutti nella lunga marcia per tornare un uomo

Schwazer stamane al via a Roma della 50 km mondiale. Obiettivo: Rio Rientra fra le polemiche dopo la squalifica di 3 anni e 9 mesi per doping

Alex, solo contro tutti nella lunga marcia per tornare un uomo

Oggi è il giorno del reietto. Oggi Alex Schwazer, campione olimpico della 50 km di marcia a Pechino 2008 e vergogna olimpica della marcia a Londra 2012, Alex dopato, beccato, umiliato, sputtanato, punito, squalificato e redento, oggi torna ufficialmente alle gare sognando di ottenere il pass per Rio. Il pubblico romano avrà il privilegio di poter scendere in strada e spaccarsi fra chi insulta l'uomo che ha barato nello sport e chi applaude l'uomo sprofondato e che dopo tre anni e nove mesi di squalifica ha avuto il coraggio e la forza di tornare. Anche il pubblico italiano avrà il privilegio di dividersi: la 50 km di marcia di questi campionati del mondo a squadre andrà in diretta tv. In fondo ci sta. È il segno dell'attesa e degli extra valori di cui è carica questa gara. Persino il percorso scelto evoca gladiatori e pubblico feroce e affamato e diviso: partenza a due passi dal Colosseo, subito dietro l'Arco di Costantino, ore 9. Poi via, tra sudore, fatica, forse insulti e però anche applausi. Quelli dei romani del quartiere dove Alex vive da tempo e che «vedendomi allenare mi ricoprivano di affetto... dal conducente dell'autobus ai ragazzi che tornavano da scuola, settimana dopo settimana, mi hanno trasferito tanta energia» ha ricordato lui ieri su facebook. Perché Alex è una storia di sport felice diventata a causa del doping triste vicenda giudiziaria. Una storia che divide fra chi non perdona gli imbroglioni nello sport e coloro che offrono la seconda chance a chi ha pagato. È anche una storia d'amore e di vittorie e di medaglie naufragata nel peggiore dei modi. Noi italiani innamorati di lui campione e lui innamorato di lei Carolina Kostner e lei finita nei guai per amor di lui: un anno e 4 mesi di squalifica per aver aiutato l'allora fidanzato a evitare dei controlli.

Oggi è il giorno del reietto che si rimette in gioco e lo fa in questa Roma poco altotesina che l'ha adottato nella sua seconda vita sportiva. Lo fa controllato a vista da Sandro Donati, l'allenatore che gli ha dato fiducia e l'ha ripulito dalle scorie chimiche. Lo fa con nelle orecchie le polemiche recenti, le parole esagerate e acuminate dell'azzurro emergente della nostra atletica, il saltatore Gianmarco Tamberi, «vergogna d'Italia, non lo vogliamo, la nostra forza è essere puliti» le sue parole. Lo fa ripensando alla palpabile tensione di questi giorni avvertita nel gruppo azzurro che ha spinto i capitani Fabrizio Donato e Nicola Vizzoni a chiedere chiarimenti al presidente federale Alfio Giomi e a dichiarazioni urbis et orbis tipo «abbiamo capito che le regole sono state rispettate e ora abbassiamo i toni...». Lo fa dopo aver scritto, sempre ieri, «sono stati anni difficili, ma mi hanno dato la consapevolezza che ero un privilegiato rispetto alle persone che quotidianamente combattono le proprie battaglie. Quando fai sport, la fatica è un privilegio».

Oggi è il giorno di Alex ma vale la pena ricordare, così, giusto per disinnescare chi è pronto a urlargli cose, che è anche il giorno di noi tutti pincopalla della vita forse molto più simili al reietto che all'atleta pulito e limpido che avremmo voluto fosse.

Noi che bariamo per tagliare la fila, noi che bariamo per un posteggio, una raccomandazione, noi che bariamo e sbagliamo e se ci beccano paghiamo, scontiamo, chiediamo scusa e se abbiamo forza e umiltà diventiamo migliori. Perché Alex ha sbagliato e pagato e per questo ci rappresenta più oggi che otto anni fa quando a Pechino si avvolse nel tricolore con l'oro al collo.

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