Andrea contro Andrea: la guerra di potere che affonda nella storia

Verso Fiorentina-Juventus. Della Valle: "Nel calcio i rapporti con gli Agnelli non esistono". Ma la Toscana è bianconera per rivalsa contro il capoluogo

Andrea contro Andrea: la guerra di potere che affonda nella storia

Firenze - Spiegalo a un fiorentino che la sfida con la Juventus vale solo tre punti. Qualcuno ci prova tutti gli anni, ma viene respinto con perdite. Vallo a spiegare ai Della Valle che è una partita come tutte le altre, dopo che Mister Tod's ha lanciato missili terra-terra contro Fiat, Marchionne, Agnelli e Elkann scatenando la guerra totale.

L'antipatia per i «gobbi» in riva all'Arno è declinata al trapassato remoto. Non c'è una ragione particolare, ma molte particolari ragioni. Firenze viola a maggioranza più che bulgara, Toscana bianconera a larghe chiazze. Terra di campanili, tutti contro tutti. Meglio tutti contro il capoluogo. Tifare Juve per rivalsa contro la capitale del Granducato.
Poi quel senso di ribellione, tipico del fiorentino di fronte alla prepotenza del potere. Esempio illuminante: il calcio storico, uno dei vanti della città, scrisse una pagina indelebile il 17 febbraio 1530. La Repubblica fiorentina era assediata da mesi dalle truppe di Carlo V e i fiorentini, per esercitare al massimo il disprezzo nei confronti dell'imperatore invasore, giocarono una partita in piazza Santa Croce, con le truppe imperiali spagnole in lontananza che non credevano ai loro occhi.

Già negli anni Cinquanta al Comunale (oggi Franchi) tirava brutta aria per Boniperti e compagni. Juve simbolo del pallone nordista, con la catena Fiat-Agnelli-potere.
Quindi arrivarono gli Ottanta e quello scudetto "scippato" dalla Juventus di Brady e del Trap negli ultimi minuti del campionato, era il 16 maggio '82: un gol buono annullato ai viola a Cagliari, un rigore solare negato al Catanzaro contro i bianconeri. Juventus 46 punti, Fiorentina 45 e tanti saluti. Il Brivido Sportivo, testata cittadina, elargì migliaia di adesivi con la scritta «meglio secondi che ladri». Dopo 30 anni il nuovo logo: «Leoni sempre, Agnelli mai». Nei Novanta la cessione di Baggio alla Juve fu il detonatore di moti di piazza, senza dimenticare che in quei giorni viola e bianconeri si giocarono la finale Uefa tra mille polemiche sull'arbitraggio dell'andata a Torino. Coppa alla Juve. Fino ad arrivare ai giorni nostri: l'intromissione della società bianconera su Berbatov, ormai «acquistato» da Pradè e in volo verso Firenze, con biglietto aereo pagato dalla Fiorentina... Il corteggiamento pesante e pressante a Jovetic che ha mandato su tutte le furie Andrea Della Valle, tanto da farlo esclamare domenica scorsa: «Nel calcio i rapporti con la famiglia Agnelli non esistono...».

E invece fuori dal rettangolo di gioco...
Con la discesa in campo di Diego lo scontro si è spostato su piani diversi, soprattutto più alti. Mister Tod's a settembre ha puntato il mirino sulla politica della Fiat: «Elkann è un ragazzo giovane, non ha l'esperienza per ricoprire quel ruolo. Mettermi a discutere con uno dell'età di mio figlio non mi va. Deve ancora imparare a lavarsi di denti... La famiglia Agnelli si metta le mani in tasca, un Paese non si tratta in questo modo». A stretto giro di posta è arrivata la seccata replica di John Elkann: «All'età che ha non dovrebbe comportarsi da irresponsabile e invece lo fa e non capisco il livore che lo anima».

Ma il curaro Diego Della Valle lo aveva destinato a Marchionne: «Marchionne è il mago Otelma delle quattro ruote, che non fa una macchina, mentre gli imprenditori si misurano dai loro prodotti». E il veleno in coda ancora per i proprietari: «Della famiglia Agnelli è rimasto ben poco.

Sono ragazzi che non sono grandi lavoratori, ma è con loro che bisogna parlare. E per farlo bisogna andarli a cercare in qualche discoteca...».
E domani alle 18 si gioca. Vallo a spiegare ai fiorentini e a Della Valle che la partita con la Juventus è come tutte le altre...

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