Azzurrini, vittoria amara. Semifinale appesa a un filo

Belgio ko, ma passa la Spagna: 5-0 con la Polonia La qualificazione come seconda dipende dalle altre

Azzurrini, vittoria amara. Semifinale appesa a un filo

L'Italia fa quel che doveva fare: vince con merito contro il deludente Belgio, ma per andare in semifinale e soprattutto a Tokyo, adesso deve accadere l'incredibile, ovvero che domani sera Francia e Romania decidano di scannarsi anziché pareggiare come suggerisce la logica sportiva, figlia di un regolamento certamente migliorabile. Senza vincitori e vinti, andrebbero avanti entrambe: perché chiamarlo biscotto?

Di Biagio (che a fine rassegna saluterà l'Under per tentare la carriera nei club) ha perso l'ennesimo treno europeo contro la Polonia, cui l'Italia non ha saputo segnare un solo gol, contro i 5 della Spagna. Ed è colpa grave, anche perché giocavamo in casa.

Di Biagio ritrova l'Italia dopo aver perso Kean, escluso dai titolari per motivi disciplinari. Il ct è il capo del gruppo e se lo juventino (con lo squalificato Zaniolo) si è presentato in grave ritardo alla riunione tecnica, bene ha fatto Di Biagio a sistemarlo in panchina. Semmai si può discutere se sia giusto (al di là del risultato) mettere un centrocampista (Locatelli) al posto di un attaccante (appunto Kean), spostando un giocatore (Pellegrini alto a sinistra) anziché cambiare modulo.

Contro il Belgio è stata l'Italia di Barella (e Locatelli) più che di Chiesa, brillante all'esordio e poi via via più in ombra, forse stanco, forse stufo: qui segna allo scadere, nell'unico guizzo di 90', col Var che stavolta assegna un gol anziché toglierlo. Fin lì, della freccia viola s'era accorto solo un avversario (Saelemaekers) per averne assaggiato i tacchetti sulla mano (41' pt). Buon per lui che lo peschi solo una telecamera e non modesto arbitro serbo Jovanovic. Belgio accartocciato su di un centrocampo foltissimo e spesso con anche l'unica punta (il lungo ma veloce Lukebakio) dietro la linea del pallone. Un po' è una scelta, un po' è una necessità perché gli azzurrini spingono molto, soprattutto sul lato sinistro, col pratico e volitivo Pezzella in ottima intesa col ripescato Locatelli. Mandragora di ruolo è davanti alla difesa, ma il vero regista è Niccolò Barella: altra personalità, soprattutto altro piede. È lui a lanciare più volte Cutrone nel cuore della difesa belga (e se il milanista giocasse col pallone anziché litigarci, il gol sarebbe arrivato prima) ed è anche sua, di Barella, la prima palla gol della partita: una specie di rigore corto da trasformare con la testa, a 6/7 metri dalla porta e con nessuno intorno. Più facile segnare che sbagliare: l'interista promesso sceglie però la cosa più difficile e la mette fuori. Si rifarà poco prima dell'intervallo. A bordo campo rimbalzano ovviamente le notizie di Bologna e se il primo gol spagnolo è accolto con favore (17' pt), il secondo preoccupa perché arriva troppo presto (35' pt), mentre il terzo spaventa perché a quel punto puzza già tremendamente di secondo posto.

Così, la ripresa comincia con più attenzione a ciò che potrebbe fare la Polonia (di fatto, niente) che non a quel che riesce all'Italia (molto, come se il gol di Barella l'avesse sbloccata). Cutrone trova il gol dopo 5 mesi larghi (10 gennaio, 2 in Sampdoria-Milan): gran colpo di testa e polemica esultanza prima del batticuore-Var per un sospetto pallone out di Pezzella.

Poi Locatelli, Mandragora e un paio di volte Cutrone, prima del gol belga di Verschaeren e del guizzo finale di Chiesa sfiorano il bersaglio che renderebbe ancora più amara la beffa di questo secondo posto che rischia di essere cancellato da un biscotto annunciato e sportivamente più che logico.

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