Cala il sipario sui Mondiali indoor di Glasgow. Nella tre giorni di gare della rassegna iridata, l'atletica italiana ha eguagliato il massimo storico di 4 medaglie, come nell'edizione inaugurale del 1985 e nel 1991. È mancato solo l'oro, ma i risultati dell'Italia sono l'ennesima conferma del periodo storico favorevole. Tre di queste medaglie (tolto il bronzo di Leo Fabbri nel peso) curiosamente sono arrivate dai ragazzi dell'Italia multietnica. Come il 19enne fenomenale Mattia Furlani, argento nel salto in lungo, allenato da una madre di origini senegalesi e figlia di diplomatici che vive in Italia dall'adolescenza ed è sposata con l'ex altista Marcello Furlani. Come Lorenzo Simonelli, 21 anni, vicecampione del mondo nei 60 ostacoli, nato in Tanzania, dove il padre antropologo ha conosciuto la madre. Come la 24enne Zaynab Dosso, rimasta in Costa d'Avorio fino ai nove anni prima di arrivare in Italia, e che ora ha portato il bronzo nei 60 metri nel medagliere azzurro. E' sfuggita invece ieri sera la medaglia nel lungo alla 21enne Larissa Iapichino: si è piazzata settima la figlia di Fiona May, l'ex campionessa nata in Inghilterra da genitori di origini giamaicane che si è poi trasferita in Italia.
In un atletica sempre più globale, quest'Italia a vocazione multietnica sta realizzando grandissime cose. Una crescita travolgente partita dal territorio e che ha valorizzato il talento, ma che ha anche saputo integrare. Tanto è vero che molti di questi giovani ragazzi - spesso figli di immigrati e che primeggiano nelle gare giovanili - andranno all'Olimpiade con la maglia azzurra per regalarsi e regalarci crono da podio o aggiungere altri centimetri.
Il numero dei multietnici in questi ultimi anni è cresciuto di molto, basti pensare alla squadra italiana che ha preso parte ai Giochi Olimpici di Tokyo, dove l'atletica ha vinto cinque ori e in cui il protagonista è stato Marcell Jacobs, mamma italiana e papà texano, oppure quel Desalu terzo frazionista della 4x100 d'oro, nato a Casalmaggiore, ma che viene da una famiglia di origine nigeriana. Senza dimenticare Yeman Crippa, neo primatista italiano di maratona, adottato da una famiglia italiana che l'ha portato via dalla guerra in Etiopia. E poi c'è Chituru Ali, finalista a Glasgow nei 60, oppure Catalin Tecuceanu, ieri 4° negli 800, più Ayo Folorunso, il pesista Zane Weir o il triplista Ihemeje.
E a proposito di triplo, a Parigi 2024 ci sarà il tanto atteso debutto di Andy Diaz.In generale, nello sport, la multietnicità (vergognosi cori razzisti dei tifosi del calcio a parte) è da tempo la regola. Ma l'atletica italiana è capofila di un processo vincente di integrazione sportiva.
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