Il fatto che la notizia fosse attesa non ne sminuisce l'impatto. Colpisce, semmai, la quasi unanimità di voti, 98 su 100, che hanno decretato l'elezione di Paolo Banchero a Rookie dell'anno della Nba, insomma il miglior debuttante. Al secondo posto l'ala degli Oklahoma City Thunder Jalen Williams e al terzo il centro degli Utah Jazz Walker Kessler, a cui sono andati i due voti da numero uno non assegnati all'ala di Orlando, prima scelta del draft 2022 e terzo giocatore a vincere con la maglia dei Magic dopo Shaquille O'Neal (1993) e Mike Miller (1998), che per un gioco del destino è oggi l'agente di Banchero e pure allenatore di un liceo, la Houston High School, che due anni fa portò alla conquista del titolo dello stato del Tennessee. Un tuttofare che evidentemente ha influenzato anche Paolo, felice per la nomina ma, nemmeno lui, troppo sorpreso, se è vero che qualche settimana fa aveva risposto con un candido «vinco io perché il miglior rookie sono io» alla domanda sulle sue possibilità di chiudere al primo posto.
I numeri, che nello sport americano hanno un peso eccessivo ma a volte spiegano tanto, dicono che Banchero è stato il debuttante con più minuti (33,7), punti (20) e tiri liberi segnati (5,5), ed è anche il dodicesimo ad avere superato la media di 20 punti, sei rimbalzi (6,9) e tre assist (3,7) ma solo il sesto ad averlo fatto dal 1977 in poi, quando ci fu l'unione tra la Nba e la lega rivale Aba. Prima di lui, tutti fenomeni o quasi: Walter Davis, Larry Bird, Michael Jordan (che di Davis era grande ammiratore), Blake Griffin e Luka Doncic. Con l'aggiunta di Banchero i Magic sono passati da 22 a 34 vittorie stagionali, e la crescita reciproca è stata fondamentale: consapevole di non avere comunque molte speranze di playoff, il coach Jamahl Mosley, al suo secondo anno in panchina, gli ha fatto spesso arrivare il pallone in momenti decisivi, permettendogli (nel caso) di osare e sbagliare ora per poter utilizzare l'esperienza quando, si spera, i Magic avranno partite importanti da giocare. Una situazione quasi ideale: ci provi e anche se sbagli non casca il mondo. E Banchero ha sbagliato poco, al netto dell'inevitabile impatto con la lega maggiore e con una stagione lunga che spesso strema i giocatori freschi di università.
Al di là del debutto contro Detroit, subito 29 punti, ci sono stati finali di partita di grande impatto, come gli otto punti nell'ultimo quarto di una memorabile vittoria contro New Orleans. E la Nazionale? Eh, è un problema: perché dopo la visita di gennaio del general manager Salvatore Trainotti e del coach Gianmarco Pozzecco non si è saputo più nulla fino a poche settimane fa, quando Banchero, ospite di un popolare podcast, ha espresso qualche dubbio sulla sua adesione al progetto azzurro.
Ora, se non altro, con un pizzico di notorietà in più non rischierà di essere scambiato per il quarterback dei Kansas City Chiefs, Pat Mahomes, come aveva fatto un anno fa Martin Brundle, l'ex pilota di Formula Uno diventato commentatore per Sky Sports inglese, prima del Gran Premio di Miami.
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