Il sogno di Ryan e Adam Goldston, due gemelli californiani di 23 anni, è sempre stato quello di librarsi in aria e schiacciare come hanno sempre visto fare alle stelle dellNba. Ma, data la loro altezza di «soli» 180 centimetri, il gesto più spettacolare della pallacanestro è sempre rimasto una chimera inafferrabile. Per quanto Ryan e Adam si siano duramente allenati nella loro carriera universitaria a Southern California, hanno sempre dovuto fare i conti con quei dieci centimetri che separavano i loro salti dal canestro. Poi, un giorno, hanno deciso di smetterla di provare a raggiungere il canestro con i muscoli e di tentare la strada dellingegno. È così che sono nate le «Concept1», già note come le «scarpe dopanti».
Lidea non è poi così rivoluzionaria, se si pensa che la Walt Disney aveva già girato un film simile addirittura nel 1961, dal titolo Un professore tra le nuvole: qui un professore di provincia inventava casualmente una sostanza elastica chiamata Flubber che prometteva balzi epici e trasformava persino gli atleti più scarsi in moderni Nureyev. A Ryan e Adam va dato il merito di aver trasformato i sogni disneyani in realtà. I gemelli Goldston non si sono arrabattati tra alambicchi e provette come succedeva allattore Fred MacMurray, ma hanno solamente messo a frutto i loro studi, brevettando la tecnologia Load n launch, carica e lancia, che trasforma le scarpe in veri e propri trampolini con le stringhe: secondo test condotti da docenti di biomeccanica, queste calzature consentono di incrementare laltezza di un salto fino a 9 centimetri. Il segreto, a quanto pare, è nel tallone della scarpa: «Viene inserita una sorta di piattaforma di lancio che riceve lenergia prodotta dal giocatore e aumenta la spinta del salto con laiuto di un complesso sistema di propulsione a molla», dice Ryan spiegando il meccanismo.
Un successone: sia per i fratelli Goldston che hanno così potuto coronare i loro sogni, sia per i giocatori dellNba, ovviamente interessatissimi (pare che il 30% delle matricole avesse già chiesto informazioni) alle rivoluzionarie «scarpe dopanti». Così innovative che la Nba ha subito deciso di metterle al bando: «Secondo le nostre regole - ha fatto sapere la lega professionistica statunitense -, ai giocatori non è consentito indossare durante la partita nessun tipo di scarpe che creino un ingiusto vantaggio». Uno smacco per i cestisti, manna (e pubblicità) dal cielo per la neonata azienda dei fratelli Goldston, che sul proprio sito mette in vendita le Concept1 a 300 dollari: «Queste scarpe possono letteralmente cambiare il modo di giocare - ha raccontato Adam Goldston -: avrei voluto averle al liceo. La tecnologia che abbiamo usato non solo provoca un immediato incremento del salto, ma i test dimostrano anche che i giocatori spendono meno energia». In più, aggiunge Adam, il regolamento non è il vero scoglio: «Per la Nba il problema è che la maggior parte dei giocatori è già sotto contratto con altri brand».
Dalle scarpe con le molle ai superbody del nuoto, passando per le magliette agli ioni negativi, non è la prima volta che luomo sfrutta il proprio ingegno per alzare lasticella delle prestazioni sportive.
Meglio così, perché se non è doping questo...
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