Da Berlino a Londra, da padroni del mondo a padroni d'Europa, il cielo torna azzurro dopo 15 anni con un filo conduttore che lega insieme l'Italia di Lippi e quella di Mancini. Tra l'altro due ct legati a doppio filo blucerchiato, visto che entrambi, da giocatori, sono stati capitani della Sampdoria, uno negli anni Settanta, l'altro negli anni Novanta. Due trionfi costruiti quasi allo stesso modo, con un superportiere, uno stopper che segna al momento giusto e un pizzico di fortuna quando conta. Due Nazionali simili nel modo di centrare il risultato, anche se molto diverse nella storia e nei protagonisti.
Intanto partiamo dall'epilogo con una finale praticamente identica, vinta ai rigori dopo aver rimontato il vantaggio avversario nei tempi regolamentari. E due finali decise, per l'Italia, da due difensori: Marco Matrerazzi che agguanta i francesi passati in vantaggio subito (al 7'), come l'Inghilterra, con un rigore di Zidane, e Leonardo Bonucci che va a riprendere gli inglesi nel secondo tempo, dopo il gol lampo di Shaw.
Diverso invece l'epilogo ai rigori perché a Berlino i portieri non beccarono palla (l'unico sbagliato fu quello di Trezeguet finito sulla traversa), mentre a Wembley Pickford e Donnarumma ne hanno parati due a testa, oltre a quello di Rashford finito sul palo. Ma Buffon, come Donnarumma, fu il grande protagonista di quel Mondiale, forse ancor più decisivo dell'ex milanista nel trascinare l'Italia verso la finale, in cui firmerà un capolavoro su un colpo di testa di Zidane.
Due ct accomunati anche dalla fortuna al momento giusto, negli ottavi di finale che per entrambi sono stati il momento più complicato contro squadre apparentemente non proibitive (Australia 2006 e Austria 2021), ma diventate improvvisamente ostiche. E se in Germania fu un rigore piuttosto generoso a dare una mano a Lippi al 93' contro gli Aussie, a Wembley è stato il Var a scoprire che Arnautovic, l'autore del gol che ci avrebbe spedito a casa con largo anticipo, aveva un ginocchio in fuorigioco. Ma si sa, dentro ogni grande impresa c'è un episodio fortunato: è l'effetto nebbia di Belgrado, come ricorderà Sacchi ai tempi del Milan.
Alla resa dei conti, l'Italia di Lippi arrivò in finale con un pareggio (contro gli Usa nel girone) e cinque vittorie, tra cui quella straordinaria in semifinale contro la Germania in un torneo che, dai quarti in avanti, si trasformò in pratica in un Europeo, mentre quella di Mancini, dopo 5 vittorie, ha pareggiato la semifinale con la Spagna, poi vinta ai rigori. Ed è la prima volta che una squadra conquista un Europeo o un Mondiale vincendo dal dischetto sia semifinale che finale...
Semmai a marcare la differenza tra questa Italia e quella Mondiale, e quindi ad accentuare i meriti di Roberto Mancini, è la caratura di qualche protagonista, perché a parità di valore del gruppo, in quella di Lippi spiccava qualche talento (Pirlo, Totti, Del Piero) e
qualche bomber (Toni, Gilardino, Inzaghi) in più. Anche se alla fine il Pallone d'oro, non trovando un vero protagonista di quell'impresa, venne dato a capitan Cannavaro. Chissà che questa volta non finisca a Chiellini...
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