Milano. C'è il campo e c'è il bilancio. Per il primo, nessun dubbio che il periodo nero sia concluso: l'Inter ha vinto 5 delle ultime 6 partite, non perde da un mese, ha passato il girone di Champions e ha ritrovato Lukaku. Stasera ospita a San Siro la Samp del grande ex Dejan Stankovic, l'obiettivo ovvio è quello di vincere per provare ad accorciare le distanze dalle squadre in fuga. E poi, come detto c'è il bilancio, approvato ieri dall'assemblea degli azionisti: 140 milioni di perdita, che a prima vista parrebbe un bel passo avanti rispetto al -245 dell'anno precedente, ma se poi metti gli occhiali e consideri che nel frattempo sono stati venduti Lukaku e Hakimi, deduci che il risultato sarebbe stato sostanzialmente lo stesso, altro che progressi.
Questo perché fra monte ingaggi, incentivi all'esodo, ammortamenti e interessi passivi, l'Inter costa troppo e in qualche modo vanifica il grande balzo fatto dai ricavi, arrivati al livello record (439 milioni), con un aumento di circa 140 milioni rispetto alla gestione precedente. Fra tutti, nessun dubbio che sia questo il dato più incoraggiante e di prospettiva.
Assemblea per la prima volta in presenza dal 2019, dopo le edizioni '20 e '21 vissute in remoto a causa della pandemia, e interesse per l'intervento di Steven Zhang un po' annacquato dall'intervista tv post qualificazione Champions. Quello che più di importante aveva da dire, il presidente l'aveva già detto e qui lo ribadisce: «L'Inter non è in vendita». Poi però se sfogli la relazione che accompagna il bilancio, c'è un passaggio che non solo conferma le ultime indiscrezioni della Reuters su 2 soggetti Usa interessati all'Inter (con smentita di Zhang a margine dell'assemblea) ma soprattutto lascia intendere che la cessione del club rimanga di stretta attualità: «L'azionista di riferimento () ha già manifestato il proprio impegno formale a supportare finanziariamente la società per almeno 12 mesi dalla data di approvazione del presente bilancio, o qualora si verifichi prima dei 12 mesi un cambio di controllo della Società, fino alla data in cui verrà mantenuto il controllo della medesima».
Un gioco di specchi o meglio ombre cinesi intorno all'Inter, un triangolo fra Pechino e il congresso del partito comunista, New York e gli advisor Goldman Sach e Raine Group che non hanno smesso di lavorare per Suning e Milano, dove ci si deve preoccupare di squadra e conti. Tutto ciò per dire che le parole di Zhang sono naturali e semmai servono a ribadire che l'Inter non è in svendita, chi la vuole davvero dovrà pagare ciò che Suning chiede, la stagione dei saldi non è qui.
Il resto del venerdì nerazzurro è intenso, tra buone notizie (l'ad Antonello anticipa il rinnovo del contratto con lo sponsor tecnico Nike e conferma la ricerca di un main sponsor) e buoni propositi (Zhang su Skriniar: «Sono sicuro che riusciremo a trovare un accordo, non è una situazione che mi preoccupa») con ovviamente grande attenzione rivolta al dossier stadio («l'impianto di oggi non è idoneo: non lo è per le nostre ambizioni, per i tifosi e per i cittadini», sempre il presidente) e il mercato, quello di gennaio («è una sessione in cui è difficile trovare le giuste occasioni», Marotta) e quello della prossima estate: «Cedere
un big? Oggi nessun club italiano può fare a meno del player trading. Ogni situazione andrà esaminata, ma non è vero che chi più spende più vince, conta la competenza», chiosa ancora Marotta. Stasera però c'è la Sampdoria.
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