Il bimbo, il robot e il prosciutto In F1 è ora di show

dal nostro inviato

La F1 made in Usa sbarca in Europa con la voglia di cambiare le regole dello show più vecchio e stantio del mondo e la prima a capirlo è stata la Ferrari. Incredibile. Quest'anno pare rinata in tutto. Succede poco dopo il via, Kimi finisce la gara lesso fra due auto e un bimbo tutto vestito di rosso scoppia a piangere disperato. Quel bimbo, dopo mezzora, sarà nel box del Cavallino a conoscere Kimi. Se ne accorge la Fom che fu di Ecclestone e ora è a stelle e strisce, chiama il box Ferrari che si era già allertato di suo e insieme organizzano e provvedono. C'è da andare a caccia di una famigliola, si saprà poi francese di Amiens, la città di Macron, spersa in una delle tribune del circuito. Servono pass, permessi, serve cercarla. Ci riescono. Papà Jordan, mamma Coralie e il piccolo Thomas di 6 anni passano direttamente dai gradoni al cuore della Rossa. Con Kimi che consola il piccino, gli fa pat-pat sulla spalla, gli regala cose «però non ha detto molto... è Kimi d'altra parte», confida la mamma.

La F1 made in Usa sbarca in Europa e nella main street del paddock desolatamente vuota di vip passa lui, Titan, robocop mezzo uomo e mezzo automa, famoso per aver danzato con Rhianna. L'aggeggio si mette a far ugual cosa, compresi gavettoni. Solo l'anno scorso avrebbero fermato il robot perché sprovvisto di pass.

La F1 made in Usa sbarca in Europa e uno sponsor alcolico arma belle ragazze di strani bazooka perché sparino bussolotti fra il pubblico con dentro t-shirt. Succede prima del via.

Più o meno mentre tale Fernando Alonso, armato di jamon iberico bellota, va lungo la pista davanti al proprio pubblico e non è difficile immaginare che cosa possa aver detto. Più o meno questo «abbiate pazienza, ultimamente mi tocca guidare una cosa di questo tipo...».

BCLuc

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