"Pensare di poter sconfiggere il razzismo ignorandolo è il più grosso errore che possiamo commettere. È contagioso come la malaria: bisogna agire" questo il passaggio principale dell’intervento di Kevin Prince Boateng all’Onu.
Il centrocampista tuttofare del Milan, che il 3 gennaio scorso abbandonò polemicamente il campo a Busto Arsizio perchè oggetto di cori e "buu" razzisti durante l’amichevole con la Pro Patria, è stato invitato con Patrick Vieira e i dirigenti Uefa e Fifa dall’alto commissario Onu per i diritti umani, la sudafricana Navi Pillay, a parlare e testimoniare nella giornata contro le discriminazioni razziali. "Lo sport ha una responsabilità sociale, e può fare tanto - ha aggiunto il ghanese - Se gli Stati Uniti hanno oggi un presidente di colore, non è solo perchè è esistito Martin Luther King, ma anche perchè è nato Muhammed Ali".
Oggi è la giornata mondiale contro le discriminazioni razziali. Boateng, arrivato insieme alla fidanzata Melissa Satta, ha parlato in inglese, lui che è di madre tedesca e di padre ghanese. Lui che ha giocato un Mondiale (quello del 2010) per il Ghana, mentre il fratello Jerome veste la maglia della Germania. Un cittadino del mondo, se ce ne è uno. Boteng ha aggiunto anche: "Nel 2010 ho incontrato Nelson Mandela, che mi ha invitato a combattere il razzismo".
È intervenuto anche un altro ambasciatore dello sport, il francese Patrick Vieira: "Per battere il razzismo serve un lavoro di squadra, ognuno ha il suo ruolo. Credo nello sport e in un mondo migliore, cominciamo a cambiarlo da subito".
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