Il boss Ibrahimovic non aspetta il derby per il dopo Fonseca

Pronta la svolta: una pista straniera porta a Terzic, ma Allegri è più di un'ipotesi

Il boss Ibrahimovic non aspetta il derby per il dopo Fonseca
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La notte fonda del Milan è cominciata appena si sono spente le luci di San Siro, i 59 mila hanno smesso di fischiare per esprimere la propria delusione e persino Paulo Fonseca ha lasciato da solo lo stadio. È stato allora che è cominciato un vertice con la partecipazione di Giorgio Furlani, Zlatan Ibrahimovic e Moncada durato fino all'una di notte quasi. E da quel vertice è spuntato fuori l'orientamento di pensare già a una svolta radicale in casa Milan senza aspettare un altro naufragio nel derby. Le prime ricostruzioni del giorno dopo, con la notizia del contatto telefonico avvenuto tra Ibra e lo staff di Edin Terzic, tedesco, guida del Borussia Dortmund nella finale Champions con il Real Madrid, seguita dall'aggiornamento secondo cui proprio Terzic, sotto mentite spoglie, si sarebbe presentato a San Siro per assistere alla sfida Champions con il Liverpool, hanno fatto precipitare gli eventi. E d'altro canto le prime dichiarazioni degli interessati hanno quasi indirettamente provato la necessità di un cambio, immediato e clamoroso, di guida tecnica. Alvaro Morata, non sicuramente un critico di Fonseca, abituato a incarnare il ruolo di leader nel gruppo anche se appena arrivato a corte, dinanzi alla domanda scontata («come si esce da questa sconfitta in vista del derby?»), ha risposto in modo sincero e altrettanto preoccupante («non so come ma dobbiamo svoltare»). In apparenza la pista straniera è quella venuta subito alla luce ma poi bisognerà ascoltare il parere di Gerry Cardinale e non è escluso che proprio l'azionista e proprietario di casa Milan possa puntare su una candidatura italiana consapevole del fatto che un eventuale secondo errore porterebbe a ripetere la stessa stagione disastrosa del Napoli lo scorso torneo. Con conseguenze durissime per il budget futuro: niente Champions! In questo caso l'opzione Max Allegri - dopo la partenza di Pioli per l'Arabia i conti della società possono contare sullo stipendio suo e dello staff risparmiati - potrebbe tornare d'attualità.

Di sicuro la migliore didascalia alla condizione di Fonseca, apparso anche nei gesti e negli accorgimenti mancati, inerme durante la notte di Champions, è stata del tecnico portoghese. Ha dettato: «Mi hanno preso per cambiare il modo di giocare, è quello che sto cercando di fare anche se è difficile e complicato produrre un grande cambiamento. Io ci provo, sono forte». È sembrata, sotto sotto, una inconfessata resa, conseguenza della incomunicabilità tra lui e lo spogliatoio già segnalata in qualche altro passaggio, mai denunciata durante la pre-stagione ma apparsa appena il gruppo si è costituito integralmente con l'arrivo anche degli ultimi acquisti.

Proprio le modalità con cui il Milan ha subito i primi due gol dagli inglesi hanno prodotto nette sensazioni: l'effetto panico notato tra i difensori, con Maignan coinvolto, conseguenza di una fragilità emotiva complessiva del gruppo oltre che organizzativa e dell'assenza di qualche leader in campo. Aldo Serena, vecchio combattente dell'area di rigore, specie nei duelli in quota, ha segnalato il deficit di esperienza e anche di mestiere. «Se giochi contro due colossi come Konatè e Van Dijk devi agire con astuzia, non devi cercare di arrivare sul pallone ma evitare che lo prendano gli avversari». Così, in fondo al mercoledì più buio della storia recente milanista, le uniche buone nuove sono arrivate, incredibilmente, dallo staff sanitario.

I controlli effettuati su Calabria hanno smentito l'ipotesi di lesioni muscolari così quelli sul conto di Maignan, ko dopo lo scontro con Tomori: si è trattato di un forte trauma, improbabile il recupero per il derby di domenica sera.

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