L'operaio e il reietto. Nello stesso giorno. Dovizioso e Fenati. Sul gradino alto. Talenti imparagonabili. Anche uomini imparagonabili. Uno che non ha mai smesso di sudare e migliorarsi perché conscio che di talento ne aveva ma non abbastanza per affrontare certi mostri del motomondo. L'altro che il mostro, nascosto, ce l'ha dentro e spende e spreca la sua carriera nel domarlo. L'operaio Andrea ha vinto una gara maschia dove la Ducati all'improvviso non era più di casa in Austria e tutto l'extra l'ha dovuto mettere lui. Battere all'ultima curva questo Marc Marquez su questa Honda che sembra desmodromica da tanto è potente il motore, non è cosa da tutti. E cosa da quasi nessuno. E farlo per di più nel week end in cui l'operaio di Forlì ha capito che la Rossa era andata a corteggiare di nuovo il plurilaureato Jorge Lorenzo porta con sé significati e soddisfazioni nascoste che solo chi cresce e suda al tornio della vita può comprendere.
Anche il reietto si è tolto soddisfazioni. Quel che aveva fatto era stato terribile, la sua mano che si allunga e pinza il freno del rivale era stata cosa brutta, ma forse, alla fine, peggio avevano fatto quelli che pronti e via l'avevano allontanato da tutto come se nascosti nel mischione del gruppo di motociclisti nessuno avesse mai fatto cose del genere.
Il resto era stato opera dei soliti odiatori da tastiera. Mesi pessimi. Non al tornio ma in ferramenta. A ripensare e ripensarsi.La differenza tra l'operaio e il reietto sta anche in questo. Una cerca il mondiale. L'altro il perdono.
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