Calciatori, dottori e la "C". I nodi della ripartenza che spaccano il pallone

L'Aic: "Pagano un mese di stipendio su cinque...". I medici di Lega Pro: "Pronte proteste clamorose"

Calciatori, dottori e la "C". I nodi della ripartenza che spaccano il pallone

Ripartenza lenta. Il Consiglio Federale di mercoledì ha decretato il ritorno in campo di Serie A, Serie B e Lega Pro per concludere le rispettive stagioni sul campo, ma la ripresa procede adagio. Diverse le problematiche da risolvere: nella massima serie il nodo principale da sciogliere riguarda i contratti in scadenza il 30 giugno. La Figc studia una norma per estenderli al 31 agosto, deadline della stagione 2019/20, tuttavia ciò non può avvenire in automatico. Serve un accordo collettivo tra le parti coinvolte: chi deciderà invece di cambiare squadra, non potrà scendere in campo con il nuovo club fino all'inizio della prossima stagione. C'è poi la questione di chi ha già fatto investimenti per la prossima stagione (Kulusevski, Petagna ecc.) e difficilmente lascerà che corrano il rischio di farsi male altrove mentre sono sotto contratto. Si rischia anche di falsare il torneo se alcune squadre dovessero perdere pezzi pregiati senza poterli sostituire (ad esempio Lapadula milita nel Lecce ma è di proprietà del Genoa che si gioca la salvezza proprio con i salentini).

Al caos contratti si somma la querelle stipendi (la Figc permetterà iscrizione ai campionati 20/21 anche a quelle società che non avranno saldato emolumenti di marzo-aprile) con l'AIC che ha tuonato: «Siamo di fronte a una vera e propria stortura con delibere irricevibili. In sostanza le società potrebbero pagare la sola mensilità di maggio alla fine del mese di agosto ed ottenere l'iscrizione al prossimo campionato». Uno scontro che si infiamma nelle categorie inferiori, in particolare in C dove molti presidenti sostengono di non essere in grado neppure di pagare tamponi e test sierologici per adempiere al protocollo CTS. A sostegno di ciò il professor Castellacci: «Non c'è dubbio che la Lega Pro non possa ripartire. Abbiamo avuto la richiesta di farci portavoce di tutti i medici della Serie C nostri associati che sono in agitazione dopo la decisione della Federcalcio di far continuare il campionato. Il protocollo non può assolutamente essere recepito».

Intanto Gravina ha ribadito in una lettera ai presidenti della terza serie i motivi della sua decisione: «Il criterio fondante del calcio è il merito sportivo». I club di C minacciano scioperi e ricorsi, invocando l'aiuto del Governo. Intanto il 28 maggio si avvicina, data in cui arriverà l'annuncio della ripartenza della A da parte del ministro Spadafora e sul quale c'è stato lo spoiler da parte del presidente della LND Cosimo Sibilia: «Al 90% la Serie A tornerà in campo il 20 giugno». Con la chiusura fissata al 20 agosto si preannunciano due mesi di tour de force con le gare suddivise in 3 slot televisivi, 16, 18.45 e 21, per fare il pieno di ascolti.

Sullo sfondo si staglia sopratutto il timore, come denunciato dal patron del Torino Cairo, di compromettere il prossimo torneo: «Se ci dedichiamo a questo campionato fino al 20 agosto, come faremo per il prossimo? Ai calciatori vanno concesse 2-3 settimane di vacanza più un mese per la preparazione. Ripartiremmo il 20 ottobre in una stagione nella quale alla fine ci sarà anche l'Europeo. E no a playoff e playout». La strada per ripartire è ancora lunga.

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