Si torna a parlare di calcio femminile, e stavolta non per le polemiche legate alle battutacce pronunciate (o meno) contro le calciatrici. Domenica 24 maggio, in occasione della partita Udinese-Sassuolo, i colori della squadra toscana del Castelfranco Calcio Femminile compariranno sulle maglie di Totò Di Natale e compagni. Un modo per "dare un calcio" ai pregiudizi e far comprendere all’opinione pubblica e al mondo del pallone che "anche una bambina deve poter sognare di diventare una calciatrice". Lo segnala la squadra bianconera in una nota che arriva nei giorni delle polemiche sollevate dal presidente della Lnd Felice Belloli sul calcio femminile.
La compagine toscana di Castelfranco di Sotto (Pisa), è la terza vincitrice di "Dacia Sponsor Day - The Split", iniziativa di Dacia e Udinese, patrocinata dal Coni, pensata per regalare un momento di notorietà a storie sportive che meritano di essere raccontate. Di Natale e compagni vestiranno così una maglia speciale. Metà con le tradizionali strisce verticali bianconere, l’altra metà con il gialloblu del Castelfranco, arrivato in Serie A femminile nel Campionato 2001/2002, un presente che vede un team di calciatrici che si allenano di sera dopo il lavoro, con i dirigenti che si autotassano per dare ossigeno alle casse della società.
Se quello del calcio al femminile è un mondo fatto di migliaia di tifose, l’immagine di una bimba che indossa gli scarpini e scende in campo per molti è ancora un tabù. Come se il calcio fosse parte di quei “mestieri” che gli stereotipi più radicati ancora considerano di esclusiva pertinenza maschile. Eppure, le statistiche rivelano altro. Nel Paese in cui si impazzisce per i calciatori e in cui le donne, nel calcio, fanno notizia solo quando sono loro fidanzate, il numero delle ragazze che giocano a calcio ha conosciuto un vero e proprio boom, con un aumento del 72%. Ecco perché su questo mondo, poco conosciuto ma in grande fermento, è venuto il momento di accendere i riflettori e far luce su un movimento che in Italia, a differenza degli altri Paesi europei, resta confinato all’ambito dilettantistico, dove le calciatrici per vivere sono costrette a svolgere un’altra attività ed indossare gli scarpini solo a fine giornata, per continuare ad inseguire il sogno di poter, un giorno, vivere di calcio.
"Gli allenamenti iniziano proprio quando finisce la giornata lavorativa. Così si torna a casa tardi e la cena slitta sempre dopo le 22. Cosa ci spinge? La passione e l’idea che senza di noi molte bambine non avrebbero avuto la possibilità di fare del calcio il proprio sport. "A parlare è Francesca Saponetta, direttore generale del Castelfranco Calcio Femminile. È proprio la squadra di Castelfranco di Sotto (Pi), partecipante al campionato di Serie B, ad averla spuntata tra gli oltre 2.000 team che hanno partecipato a “Dacia Sponsor Day – The Split”, l’iniziativa lanciata da Dacia, per premiare quell’Italia sportiva e poco nota che, con spirito di sacrificio e dedizione, riesce a distinguersi nella propria disciplina. A presiedere la giuria che permetterà alle ragazze del Castelfranco Calcio Femminile di vivere un inaspettato momento di visibilità è stato il presidente del Coni, Giovanni Malagò
In occasione della partita Udinese–Sassuolo, Di Natale e compagni vestiranno una maglia speciale: metà con le tradizionali strisce verticali bianconere, l’altra metà con il gialloblu del Castelfranco calcio femminile. Un modo insolito per offrire un palcoscenico d’eccezione, come uno stadio di Serie A, a ragazze che fanno dell’impegno e della passione la cifra del loro amore per il pallone, ma anche un’occasione per riflettere sulla scarsa considerazione riservata al movimento femminile ed invertire la tendenza.
"Chi ce lo fa fare? È quello che mi chiedo tutti i giorni! – afferma sorridendo Saponetta – In realtà, più di ogni altra cosa, a spingerci ad andare avanti è l’idea che per molte bambine siamo state e saremo un esempio, da seguire, un’opportunità per vincere un certo conformismo, per andare oltre e rompere schemi precostituiti".
La storia del Castelfranco Calcio Femminile inizia nel 1984, sulla scia del Trofeo Pallone Rosa, rassegna di calcio femminile organizzata in paese, diventata ben presto l’appuntamento estivo per eccellenza del panorama regionale femminile. Grazie all’entusiasmo generato dal Trofeo, un gruppo di ragazze, fino a quel momento tifose di compagni e fidanzati componenti la squadra maschile del luogo, decide di “scendere dagli spalti” ed indossare gli scarpini, iniziando un’avventura che le ha condotte fino ai campi della Serie A femminile, nel Campionato 2001/2002. Il culmine di una parabola che da quel momento inizia una graduale fase discendente, soprattutto a causa delle scarse risorse a disposizione.
"I problemi – racconta Saponetta – sono tanti, dal trasporto in occasione delle trasferte, ai materiali per l’allenamento, all’affitto che paghiamo per usufruire del campo sportivo. Non abbiamo una struttura di proprietà – spiega - e utilizziamo un impianto comunale che condividiamo con altre associazioni sportive. A tutte queste spese facciamo fronte grazie a piccoli aiuti che provengono da sponsor locali, quote associative, cene sociali, la vendita di piccoli gadget, spille, foto, organizzando feste e attraverso contributi diretti dei dirigenti che si autotassano".
Al Castelfranco Calcio Femminile, infatti, i dirigenti, sono i primi a contribuire di tasca propria, per dare ossigeno alle casse della Società. D’altra parte, nessuna della squadra viene stipendiata e solo quando c’è una leggera disponibilità economica è previsto un piccolo rimborso spese, specialmente in occasione delle trasferte. "Certo, tutto questo comporta impegno e sacrifici.
Ma non possiamo evitarli se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo che, nel breve termine, è anzitutto continuare ad esistere e poi, chissà, far tornare un giorno il Castelfranco in Serie A, come siamo state capaci di fare in passato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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