Gravina alla Macron

Il calcio al voto il 4 novembre dopo il fallimento all'Europeo. Mossa del presidente federale e dubbi sulla sua ricandidatura

Gravina alla Macron
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Dopo il catenaccio, è partito il contropiede. Gabriele Gravina, nel giro di poche ore, è passato dalla difesa a tutto campo della sua presidenza e del ct Spalletti, alla data delle prossime elezioni anticipate a lunedì 4 novembre, giornata dell'Unità nazionale e delle forze armate. Scelta tattica per stanare i potenziali rivali, dichiarati e non, e cioè i presidenti delle due leghe maggiori, Casini di serie A e Balata di serie B che a questo punto devono fare i conti con le rispettive rielezioni. E il quadro politico, sui due fronti, non è così scontato, specie nella Lega di serie B dove il ricambio dovuto a retrocessioni dalla A e promozioni dalla Lega pro è tale da procurare qualche incertezza.

In questo modo Gravina si è sottratto alle pressioni politiche (anche se ha ringraziato il presidente del Senato La Russa dopo l'intervista a il Giornale, ndr) risultate evidenti con i commenti provenienti dal ministero dello sport. Con l'attuale sistema elettorale - ecco una delle richieste della Lega di serie A mai esaudita - le percentuali garantite da Lega pro (Matteo Marani), Lega Dilettanti (Giancarlo Abete), arbitri e sindacato calciatori, possono garantire a Gravina la rielezione. Ufficialmente il presidente uscente non ha ancora sciolto la riserva annunciata in Germania ma la sua battuta rilanciata ieri ad amici e collaboratori («il prossimo presidente dev'essere nato a Nazareth o a Betlemme per risolvere i veri problemi del nostro calcio») fa capire che si tratta di una mossa alla Macron: o la va o la spacca. Le candidature, come si sa, vanno presentate 40 giorni prima.

Sullo sfondo c'è la guerra con una parte della Lega di serie A. Una parte perché la scelta di nominare Marotta (Inter), Giuntoli (Juve), Sartori (ds Bologna), Marino (dg Atalanta) nella commissione dei saggi comporta una probabile frattura nel fronte nemico coagulato attorno al trio Casini-Lotito-AdL. E proprio sul punto, da ambienti federali è venuto fuori il documento preparato dalla Lega di serie A col quale chiedeva «la riduzione delle finestre Fifa per le nazionali (per esempio riunire in una sola le due di settembre e ottobre) suggerendo un nuovo format per le qualificazioni europee e mondiali». Altro punto dolente è la platea dei calciatori convocabili da Spalletti (attualmente sono 110). Il ct, nel colloquio notturno con il presidente federale, ha fatto solo due nomi di quelli rimasti fuori dalle convocazioni tedesche: Tonali (deve scontare la squalifica) e Zaniolo (operato).

Infine l'ultima contraddizione: Pafundi, un intoccabile per Mancini ct, non ha trovato posto nell'Udinese che si è salvata all'ultimo respiro, e si è trasferito in Svizzera, al Losanna risultando il miglior calciatore del campionato

elvetico. La spiegazione è anche questa: i più quotati della nazionale svizzera, a cominciare dai bolognesi poi arrivati in Champions, per finire ad Akanji, Embolo, Xhaka e Duah, giocano nei campionati europei di top livello.

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