Mondo del calcio ancora nel caos per una nuova ondata di arresti legata al calcioscommesse. Stavolta a finire dietro le sbarre sono i vertici del Catania Calcio, con l’accusa di aver comprato alcune partite del campionato di serie B. Arresti domiciliari per il presidente del club, Antonio Pulvirenti, l’amministratore delegato Pablo Cosentino, il direttore generale Daniele Delli Carri, e altri quattro agenti di scommesse sportive e procuratori sportivi: Giovanni Impellizzeri, Piero Di Luzio, Fabrizio Milozzi e Fernando Arbotti. Per tutti l'accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva e truffa: alcune vittorie del Catania sarebbero state concordate a tavolino dietro il pagamento di denaro. Grazie a queste "operazioni" il club avrebbe evitato la retrocessione. L’inchiesta, denominata "I treni del gol", è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania ed è condotta dalla Digos, in collaborazione con la Polizia postale. Perquisizioni sono state eseguite a Roma, Chieti, Campobasso e Catania.
"Riteniamo che almeno 5 partite, forse 6, siano state truccate attraverso il pagamento di somme di denaro", fa sapere il procuratore della Repubblica a Catania, Giovanni Salvi. Ecco quali sono i match finiti sotto la lente d'ingrandimento degli inquirenti, si tratta di partite giocate tra aprile e maggio: Varese-Catania 0-3, Catania- Trapani 4-1, Latina-Catania 1-2, Catania-Ternana 2-0 e Catania-Livorno 1-1. Gli inquirenti hanno forti sospetti anche su un altro match, Catania-Avellino, terminato 1-0 per il club etneo.
Le indagini su alcune partite che sarebbero state comprate sono state avviate all’indomani della sconfitta del Catania con la Virtus Entella per 2-0 del marzo scorso. Un risultato che fece sprofondare la squadra etnea in zona retrocessione. L’operazione ha preso spunto da intercettazioni telefoniche tra gli indagati che utilizzavano sempre lo stesso modus operandi parlando in codice. I "treni in arrivo" erano i giocatori da avvicinare; gli "orari di arrivo" le maglie che i calciatore avrebbero indossato in
campo, così come gli investigatori hanno accertato per la partita contro il Varese. I giocatori corrotti avrebbero ricevuto in media 10 mila euro ciascuno. Nell’inchiesta sono indagate complessivamente 19 persone.
"L’inchiesta - rivela il procuratore della Repubblica a Catania Giovanni Salvi - nasce dal fatto che il presidente del Catania Calcio Pulvirenti era pressato dai tifosi e temeva anche per la sua incolumità; per questo motivo si è rivolto alla Procura. Le indagini - ha aggiunto - hanno poi preso un filone diverso che ci ha portato a questo risultato, cioè all’individuazione di cinque partite, quasi tutte consecutive, che sono state comprate con i risultati in favore del Catania".
"La prima reazione è sicuramente un grande dolore - dice il presidente della Lega di Serie B, Andrea Abodi, a SkyTg24 - perché lavoriamo ogni giorno per rendere comunque credibile e per aumentare la reputazione del nostro contesto, quindi questa è una notizia che ci lascia sgomenti. Bisogna reagire immediatamente - ha spiegato il numero uno dei cadetti - e continuare il nostro lavoro, l’impegno verrà ulteriormente moltiplicato. Mi auguro che le cose vengano chiarite, che si sappia la verità il prima possibile e che comunque, di fronte a certi fenomeni, la risposta in caso di conferma sia dura, e faccia capire che il nostro mondo non è disposto ad accettare nessun tipo di accomodamento o accordo - ha concluso Abodi - che mortifichi il campo e il valore sportivo di una competizione". Abodi ha anche aggiunto che "il rischio di invalidare il campionato non esiste, per definizione la responsabilità è individuale, quindi risponde chi paga".
Pulvirenti attraverso il suo avvocato, il professor Giovanni Grasso, si dichiara estraneo alle accuse contestate e certo di potere dimostrare la totale estraneità ai fatti. "Abbiamo la massima fiducia nella magistratura catanese. Il presidente - ha aggiunto- è certo di poter dimostrare la sua totale estraneità ai fatti ed intende prendere delle decisioni immediate sul suo ruolo nella Società Calcio Catania spa, al fine di potersi difendere con la massima serenità e di salvaguardare gli interessi della società sportiva".
Grande l'amarezza di un catanese doc come Pippo Baudo: "È una manata di fango non solo sulla squadra, ma sulla città. Mamma mia - aggiunge il presentatore parlando con l'Ansa - che dispiacere, che tristezza.
Il fatto che una squadra di nobili tradizioni come la nostra sia finita in una vicenda come questa - aggiunge il presentatore - mi meraviglia e mi sgomenta: abbiamo fatto campionati di serie A dignitosissimi e ora invece...".
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