Massì Inzaghi lo aveva già perdonato. Ma lui ci ha voluto mettere l'ulivo della pace, quel destro che ha perforato l'invalicabile (così dicono in Spagna leggendo i numeri) difesa del Barcellona. Ricordate quando Calhanoglu disse che il tecnico, nel derby del campionato scorso, aveva sbagliato i cambi? Salvo smentita o perlomeno pezza a rammendare. Certo Inzaghi non l'avrà presa bene, ma tutto passa. E stavolta gli ha messo in mano la squadra, anche per salvare se stesso. Non c'è Brozovic, meglio affidarsi alla credibilità calcistica dell'Hakan per usar la bacchetta del direttore d'orchestra. E lui si è prodotto nel rammendo e cucito. Qualche errore non manca mai: contro la Roma ha sfornato anche una frittatina, ieri ci ha riprovato almeno una volta. Ma vegliava la buona stella e il Barcellona deve averlo ispirato. Calha si o Calha no? Stavolta il referendum interista non ha dubbi. Stendere gli spagnoli, nonostante brividi (leggi Onana) e avventure assortite, è opera da regista a tutto campo: gol e gestione del personale (nel senso dei compagni). Calhanoglu si è subito fatto intendere: una bordata nel primo tempo ad avvisare il Barça, la seconda a definire la questione. Sempre da fuori area che, poi, è l'attività preferita. Per amor di statistica quest'anno gli mancava proprio il gol in Champions, dopo aver messo firma in campionato e in coppa Italia. E chissà mai non se lo sia goduto anche di più, visto che in panca con il Barcellona c'era Kessie: l'anno scorso vincitor scortese con il Milan.
Ieri si è guardato il match per 83 minuti prima di intervenire nella disputa calcistica. Giust'appunto il tempo per vedere uscire proprio l'ex compagno applaudito da San Siro. E non sbeffeggiato come capitò dal pullman del Milan vincitore. C'è rivincita e rivincita. Il tempo dirà quanto grande sarà.
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