Il Canada che resta stregato per le Rosse dal 2004 racconta tre verità. La prima: Lewis Hamilton è il re. Prima pole dieci anni fa e prima vittoria. Sabato la numero 65 come il suo mito Senna e ieri il sesto trionfo. A un centro dall'altro re del Canada: Michael Schumacher, sette successi sul fiume San Lorenzo. La seconda verità: la partita di ping pong fra Rosse e gli über alles della Mercedes iniziata a Melbourne prosegue colpo su colpo. Finirà solo il 26 novembre ad Abu Dhabi. Praticamente a Natale. La terza: la Ferrari che nega fortissimamente di aver inscenato due settimane fa a Monte Carlo l'abracadabra in vetta al Gp, scambiando Raikkonen con Vettel grazie ai pit, aveva invece ben fatto a prestidigitare a volontà garantendo quei sette punti in più che, vista la iella di ieri, si sono poi rivelati d'oro. E ben ha fatto il dio dei motori - chiaramente ferrarista - a inventarsi qualcosa anche ieri sull'Île Notre-Dame, giro 49, quando all'improvviso Kimi, spento rispetto alle gare precedenti, ha avuto problemi di freni e da sesto è diventato settimo (finirà così) e Seb da settimo si è ritrovato sesto. Fatto sta, l'avvicendamento ha aiutato Seb a limitare i danni e a mettere in pista quel finale tutto coraggio che l'ha poi spinto a rischiare per passare Ocon e Perez andando ad azzannare un provvidenziale, da come si era messa la gara, quarto posto. Il pallottoliere dei mondiali oggi dice che Lewis Hamilton nella classifica piloti è passato dai meno 25 di ieri mattina ai meno 12 di ieri sera. E nella graduatoria costruttori la Mercedes ha scavalcato la Ferrari. Ieri mattina era seconda a meno 17 e alla sera prima a più 8.
Montreal è stata comunque un disastro. Seb Vettel al via ha pagato soprattutto l'irruenza («io al suo posto sarei arrabbiato», l'ammissione del boss Mercedes Toto Wolff) di quel talentuoso incontrollabile di Verstappen che l'ha subito passato e toccato il giusto per sgangherargli la parte destra dell'ala anteriore. Dopodiché carambola di Sainz su Grosjean e, soprattutto, sul povero Massa, ritirati lo spagnolo e il brasiliano, e safety car. E qui l'altro momento chiave: quando la Rossa ha preferito restare in pista senza sapere che alla ripartenza la parte traballante dell'ala sarebbe esplosa costringendola alla sostituzione quando tutti gli altri stavano ormai pigiando per benino sull'acceleratore. Un pasticcio che ha rimesso Vettel in pista in diciottesima posizione. Amen. Gara in salita.
Il resto sono le prime parole di Lewis, sono i sorrisi accennati di Bottas 2° che sanciscono la doppietta Mercedes e quelli trascinanti di Ricciardo 3° e di nuovo oste del disgusto con il siparietto della bevuta di champagne dalla scarpa sudata e puzzolente. Un Ricciardo superstite del duo Red Bull visto il ritiro per noie elettriche di Verstappen al giro 11 quando era comodo secondo. Il resto sono anche le due rosa Force India quinta e sesta dietro a Seb Vettel che ci ha regalato un finale dal brividi ma anche una certezza: ogni tanto gli si spegne la luce ma non molla mai. Quarto posto e per la prima volta quest'anno giù dal podio. E comunque sincero: «La mia partenza non è stata un granché ma neppure così brutta.
Un po' mi ha sorpreso Bottas, un po' Verstappen avrebbe dovuto lasciarmi più spazio, poi purtroppo è uscita la safety ma noi non ci eravamo resi conto dell'ala rotta. Così abbiamo buttato via una sosta quando gli altri stavano spingendo al massimo.Però va bene finire quarti dopo esserci trovati ultimissimi». E poi la prossima partita di ping pong è già dietro l'angolo.
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