La regola è che si va in ordine sparso sino a poche ore dal fischio d'inizio. Provando a salvare il salvabile, forse nemmeno quello. L'ennesima tempesta Covid mette a dura prova la ripresa della Serie A, costretta a camminare sul filo dell'incertezza di fronte all'esponenziale aumento dei positivi. È il cortocircuito dell'originario protocollo e in fondo nessun match sembra davvero al riparo dalle Asl e da un senso di precarietà diffusa. Saltano Bologna-Inter, Atalanta-Torino, Salernitana-Venezia e Fiorentina-Udinese; sono a forte rischio Spezia-Verona e quel Juventus-Napoli che non avrà mai pace. A fare gli scongiuri sono rimasti quattro match: Sampdoria-Cagliari, Lazio-Empoli, Sassuolo-Genoa e Milan-Roma.
Così nella vigilia più pazza di sempre accade che la Asl di Napoli 1 non blocchi i partenopei per la trasferta contro la Juve, ma la Asl di Torino fermi il viaggio dei granata a Bergamo per la partita contro l'Atalanta. Nel mezzo rimane l'irremovibile Lega di Serie A, la cui linea iniziale è quella di non rinviare nessuna partita per non creare alcun precedente. I partenopei hanno prima avuto il semaforo verde a patto di «attenersi scrupolosamente al massimo rispetto delle norme di contenimento e riduzione del rischio», poi hanno incassato la beffa una volta atterrati a Torino: Zielinski, Lobotka e Rrahmani messi in quarantena dalla Asl Napoli 2.
Nulla da fare in partenza invece per il Torino di Juric perché la Asl locale ha disposto «la quarantena domiciliare obbligatoria per cinque giorni per tutto il gruppo squadra» a partire da ieri e a causa di una nuova positività emersa dopo i tamponi della vigilia. Il conteggio parla di otto positivi tra i granata (sei calciatori e due membri dello staff), a forte rischio ci sarebbe anche la sfida interna di domenica contro la Fiorentina. I viola non giocheranno nemmeno oggi perché l'Asl Friuli Centrale ha bloccato la partenza dell'Udinese, a causa delle nove positività accertate. I bianconeri hanno chiesto alla Lega il rinvio della sfida (assieme a quella contro l'Atalanta di domenica), così come aveva già fatto la Salernitana, che ha poi deciso di non presentarsi oggi all'Arechi contro il Venezia a causa della mancanza di giocatori: l'Asl locale ha messo in isolamento altre 25 persone.
Destino diverso invece per il Verona, che ha avuto il via libera per partire in direzione La Spezia nonostante dieci componenti del gruppo squadra (otto calciatori e due nello staff) siano risultati positivi. Con otto positività tra i padroni di casa è calato anzitempo il sipario anche su Bologna-Inter, in bilico fino a ieri sera prima del colpo di grazia dell'Asl locale: «Vengono annullate tutte le attività agonistiche e di allenamento del Bologna. Non ci sono le condizioni per giocare».
Il caos regna sovrano, si parla anche di appurata discrepanza tra gli esiti dei tamponi antigenici e molecolari, con il rischio che un giocatore (negativo al rapido) si alleni con la squadra salvo scoprire la positività solo successivamente. Il consiglio di Lega convocato in tarda serata ieri ha tenuto la barra dritta: nessun rinvio delle partite; verrà stilato un protocollo che stabilirà l'obbligo di giocare con 13 giocatori disponibili (di cui 1 portiere), anche pescando dalla formazione Primavera; si ricorrerà al Tar contro i provvedimenti delle Asl che non tengono conto delle disposizioni sulle quarantene dello scorso 30 dicembre. José Mourinho ha sentenziato: «La Serie A non è falsata.
Se una squadra ha tre o quattro defezioni per infortunio non si parla di risultato falsato e lo stesso vale per le assenze a causa del Covid. Piuttosto mi dispiace molto per le limitazioni legate alla partecipazione del pubblico». A patto che si giochi. Fino all'ultimo minuto, nulla può essere dato per scontato.
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