Gianni Infantino benedice i mondiali ogni due anni, ma raccoglie, soprattutto in Europa, critiche e perplessità. Nell'intervista di ieri mattina a Radio Rai, il presidente della Fifa sostiene di «aver realizzato un progetto molto serio: dal punto di vista sportivo funziona, l'impatto economico è positivo per tutti». Prima di spendere soldi in studi di fattibilità, forse Infantino avrebbe dovuto analizzare il laboratorio Africa e quello che si sta verificando a pochi giorni dall'inizio del torneo continentale in Camerun. Il caos è totale. I club, soprattutto quelli francesi (ma anche il Watford inglese ha negato Sarr al Senegal), sembrano restii a privarsi dei loro gioielli a campionato in corso, e le nazionali africane non riescono neppure a mettere insieme un manipolo di atleti per disputare qualche test amichevole. Ogni squadra ha convocato 28 giocatori per la kermesse, ma può considerarsi fortunata la selezione che ne ha a disposizione la metà. Al Gambia mancano tutti e 4 i portieri, ma anche Comore, Costa d'Avorio, Ghana e Tunisia hanno dovuto annullare le prove generali per carenze d'organico. Senza dimenticare che parecchi calciatori, anche tre o quattro per squadra, sono risultati positivi al Covid e finiti in quarantena. Altri non hanno superato il controllo antidoping, come l'ivoriano Sylvain Gbohouo.
In assenza del supporto dei professionisti non resterà che attingere dai serbatoi africani, indebolendo il valore tecnico della competizione. La Costa d'Avorio, una delle candidate al titolo, ha chiamato, nelle vesti di accompagnatori, le stelle del recente passato Didier Drogba e Yaya Touré, ma sono in molti a scommettere che alla fine almeno il 39enne ex centrocampista di Barcellona e Manchester City, fermo da due anni, verrà inserito nella lista per le gare ufficiali. Tira una brutta aria in Camerun, dove per inciso un paio di stadi non hanno ancora ottenuto l'omologazione a cinque giorni dal fischio d'inizio.
Nelle scorse settimane era girata voce che il torneo potesse traslocare in Qatar, che ha ormai messo a punto tutti gli impianti per la Coppa del Mondo di novembre. Otto stadi avveniristici, ma che sono stati innalzati sulla pelle di 7mila lavoratori. Neppure l'evidenza sembra scuotere il capo della Fifa che parla di «progressi enormi in materia di sicurezza, minimi stipendiali, protezioni per i lavoratori». E sul Qatar, le cui collusioni con alcune frange di terrorismo jihadista sono acclarate, si spertica in un endorsement degli sceicchi, «il nostro obiettivo è quello di portare il mondo in Qatar e far vedere che ci sono stati cambiamenti positivi».
Qualcuno dovrà spiegargli che dalle parti di Doha esistono aberranti cliniche per curare l'omosessualità. Infantino non vede solo i Mondiali ogni due anni, ma anche gli Europei. Un'ipotesi al momento scartata dalla Uefa, alle prese con il sovraffollamento dei calendari.
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