Il Milan è il derby

Capolavoro dei rossoneri: volano in finale di Coppa Italia. Incubo Inter: zero vittorie in cinque sfide

Il Milan è il derby
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È l'effetto derby che trasforma il Milan. Al quinto appuntamento della stagione i rossoneri trionfano addirittura imponendo un secco 3 a 0 alla concorrenza interista e volano in finale. Due mattatori su tutti, Jovic autore di una doppietta da ricordare per molto tempo, e Reijnders, dominatore a centrocampo oltre che autore della zampata finale. Sotto la pioggia San Siro si regala un derby colmo di intensità, giocate splendide e qualche errore di troppo (Lautaro sullo 0 a 0). Sorprendente l'ordine tattico e strategico imposto da Conceiçao, autore di quella scelta (Jovic titolare) risultata decisiva. Sfugge sotto gli occhi a Simone Inzaghi la possibilità di un triplete. Si dedichi a campionato e Champions: bastano e avanzano.

Inzaghi stravolge i suoi piani di formazione dopo la conferma del rinvio di Inter-Roma a domenica pomeriggio e procede a 5 cambi per far riposare qualche eroe di Champions, Conceiçao riconferma a sorpresa Jovic, una sorta di premonizione, lasciando intatto il sistema di gioco. È l'Inter a comandare il gioco dedicando una sorveglianza speciale a Leao (con Barella che raddoppia Bissek) e trovando, come spesso accade, nelle ripartenze, le occasioni migliori. La prima capita sul sinistro, di solito infallibile, di Dimarco che scheggia la traversa, la seconda invece - la più clamorosa - è figlia di una trama spettacolare, suggerita da Barella, con correzione all'indietro di Taremi per l'accorrente Lautaro che centra la curva sud invece della porta di Maignan. Secondo antica legge, chi sbaglia paga. In capo alla prima intesa collettiva partita da Theo, sviluppata da Reijnders e Fofana, c'è il cross calibratissimo di Jimenez sul quale Jovic imprime la sua abilità volpina in area di rigore. Di testa il serbo anticipa Darmian e fissa l'1 a 0.

All'alba della seconda frazione, il Milan passa per la seconda volta. Questa volta dallo sviluppo di un calcio d'angolo che vede Barella (con un braccio) deviare il pallone che Jovic, ancora lui, a due passi dalla porta, spinge alle spalle di Martinez. Inzaghi non crede ai suoi occhi e a quel punto libera subito la panchina ordinando 4 cambi: fuori Dimarco (spento), Barella, Taremi e Asllani, dentro Zaleski, Frattesi, Arnautovic e Calhanoglu per risalire la china. La risposta di Conceiçao è dettata dall'esigenza di recuperare energie (Abraham e Loftus Cheek) oltre che dalla necessità di sostituire Gabbia (colpo al collo) con Thiaw senza perdere il controllo della sfida.

L'Inter prova una spallata nell'assalto finale (al quale partecipa anche Correa): De Vrij di testa impegna Maignan ma è poi un siluro sbilenco di Calhanoglu a dare la cifra esatta dei neroazzurri, un po' sopraffatti dalla fatica e dalla carretta tirata per oltre 50 partite.

Per questo non deve meravigliare se il finale è tutto per il Milan che coglie il terzo sigillo al culmine di una splendida intesa Theo-Leao-Reijnders autore del sinistro velenoso. È il tripudio del Milan che torna in una finale di coppa Italia (appuntamento a Roma mercoledì 14 maggio) dopo sette anni.

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