La carica degli impronunciabili in serie A

Il più temuto da media e tifosi è il "napoletano" Kvaratskhelia. Ma Tenkorang...

La carica degli impronunciabili in serie A

Non ringrazieremo mai a sufficienza il celebre club georgiano Sapekhburto K'lubi Dinamo Batumi per aver venduto al Napoli di De Laurentiis il noto attaccante Khvicha Kvaratskhelia, 21 anni, indicato dalla Uefa come «uno dei 50 giovani più promettenti per la stagione 2019-2020»: giocatore dal chiaro talento, inversamente proporzionale all'oscurità di nome e cognome (in tutto 13 consonanti e 7 vocali disseminate qua e là). Intanto l'associazione dei radiotelecronisti italiani ha già indetto un concorso nazionale per trovare al talento di Tbilisi un diminutivo leggermente meno scioglilinguesco utile anche ai titolisti della carta stampata onde evitare poco commendevoli refusi onomastici.

A Milano, invece, tifosi e giornalisti sono alle prese con il dilemma Charles De Ketelaere, 21 anni, fresco arrivato da Bruges dove, dopo anni di faticosa pratica, avevano finalmente imparato a pronunciare (e a scrivere) correttamente il trenino di «a» (2) e «e» (6) che trascina nome e cognome del nazionale belga. Una ditta di magliette ha pensato perfino di cavalcare il «problema», ideando lo slogan: «Scrivi il nome De Ketelaere sulla spalla, così non rischi di sbagliare».

In totale confusione alfabetica sono anche dirigenti e ultrà della Cremonese dopo che il club grigiorosso ha fatto un'infornata di «impronunciabili»: Tsadjout dal Milan, Tenkorang dal Campobasso, Ascacibar dall'Hertha Berlino.

Ai vecchi «impronunciabili» più o meno famosi (da Szczesny a Skorupski; da Saelemaekers a Mkhitaryan; da Bereszynski a Walukiewicz, da Tachtsidis a Zmrhal; da Teodorczyk a Czyborra; da Beiersdorfer a Hitzlsperger; da Blaszczykowski a Vrsaljk) sbarcati in passato nel nostro campionato, si sono ora aggiunti Djuricic (Samp); Lykogiannis e Aebischer (Bologna); Askildsen (Lecce); Wijnaldum (Roma); Chukwuani e Matyjewicz (Verona); Bozhanaj (Udinese) e via incespicando.

Unica consolazione: anche noi italiani, a volte, piazziamo all'estero dei giocatori il cui cognome crea qualche disagio alla nazione «ospitante».

Vedi il caso clamoroso Scamacca preso dal West Ham e presentato dal club inglese con il nome sbagliato: «Benvenuto Scammaca». Gene Gnocchi ci ha scherzato su, scrivendo: «Il West Ham, appena si è accorto dell'errore, ha subito rimediato scrivendo: Scusaci tanto, Scacamma».

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