Carlos, nuova vita in difesa sognando la Selecao. Lo straniero "intoccabile" del Monza all'italiana

"La A è molto diversa ma che emozione giocare all'Olimpico che fu di Falcao"

Carlos, nuova vita in difesa sognando la Selecao. Lo straniero "intoccabile" del Monza all'italiana

Nella sua genesi calcistica vive il paradosso: cresciuto nella squadra dell'anarchia calcistica del Corinthians che fu di Socrates, sbocciato nel Monza di Berlusconi e Galliani, dove l'organizzazione di ogni dettaglio è un carattere distintivo. Lui però, Carlos Augusto Zopolato Neves, non se ne cura. Sia perché i suoi 23 anni gli consentono la leggerezza di pensiero, sia perché è pur sempre quel brasiliano europeo' e atipico che già si distingueva nelle giovanili brasiliane.

Carlos, come per sintesi hanno già imparato a chiamarlo gli osservatori internazionali, è stato tra i migliori del miracolo Monza in B, sbarcato in serie A dopo un viaggio lungo 110 anni tra i mari delle categorie minori. «L'imperatore», come invece è stato ribattezzato in Brianza, in realtà tiene viva una scintilla dei suo trascorsi nella Timao, la supersquadra paulista. Ma se il capitano dei verdeoro ai Mondiali 82 sdoganò il rifiuto dell'autorità dell'allenatore, facendo del Corinthians di inizio anni Ottanta un esperimento di autogestione calcistica, Carlos si è limitato a scombussolare le posizioni in campo nel Monza di Stroppa. Che da esterno di centrocampo, l'ha trasformato in terzo di difesa, facendolo diventare il difensore «che potrebbe giocare titolare nella maggior parte delle big europee», come dice di lui chi il calcio di vertice lo ha vissuto da vicino. Il Monza, anche per questo, se lo tiene stretto.

Ripensando ai giorni del lockdown, quando il direttore sportivo Filippo Antonelli lo ha strappato alla Roma. Carlos aveva appena esordito nel campionato paulista, per il resto erano state solo tante belle promesse nelle squadre del vivaio. «Mi ispiro a Marcelo del Real, mi piaceva Roberto Carlos, ma tanti mi dicono che il mio gioco è simile a Felipe Luiz, l'ex difensore dell'Atletico Madrid». Intanto, il battesimo con la A è stato una secchiata di realismo per il suo Monza, reduce da 4 sconfitte in 4 gare. «Rispetto alla B, è tutto diverso. Dopo aver giocato al Maradona, siamo stati all'Olimpico che fu di Cerezo e Falcao e da brasiliano è stata un'emozione speciale. Sono rimasto impressionato da Dybala e Abraham: giocare in questi stadi e contro questi giocatori è uno stimolo ancora più grande». Soprattutto per un ragazzo è arrivato in Italia senza la famiglia, separata da un oceano e una pandemia. A Campinas, città a ridosso della megalopoli brasiliana e fondata nel 700 da chi si addentrava nella foresta alla ricerca dell'oro, tutti sanno che anche la carriera di Carlos è destinata a luccicare. «Il Monza dello scorso anno, nel campionato paulista sarebbe potuto arrivare attorno alla decima posizione. In Brasile la serie cadetta non è molto vista, ma ora c'è interesse. Siamo la squadra di Berlusconi e Galliani, icone internazionali del calcio. L'impatto con loro, quando due anni fa sono arrivato, è stato incredibile».

Carlos si porta dentro lo slogan del Corinthians di Socrates, secondo cui «essere campioni è un dettaglio», quando spiega che «io cerco di essere sempre disponibile per i tifosi, perché se siamo lì dove siamo, lo dobbiamo a loro. In serie A voglio giocare il più possibile, mi sono fatto dare qualche dritta dal mio ex compagno Frattesi, ora al Sassuolo». Pragmatismo e piedi per terra, senza la malinconica poesia di Socrates.

Che 28 anni prima del suo decesso aveva profetizzato «Vorrei morire di domenica, nel giorno in cui il Corinthians vince il titolo», per poi essere assecondato dal destino nel 2011, a poche ore dal successo della Timao nel campionato brasiliano. Il vaticinio di Carlos è di tutt'altro stampo, atipico come il suo essere brasiliano europeo'. «Se farò bene in serie A, credo che potrò essere convocato dalla Selecao».

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