Caso Evenepoel, la squadra fa mea culpa mentre il Giro espatria tra neve e veleni

Bramati, ds del belga: "Abbiamo fatto un errore di comunicazione". Niente Gran San Bernardo. E c'è il rischio di una protesta dei corridori

Caso Evenepoel, la squadra fa mea culpa mentre il Giro espatria tra neve e veleni
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Rivoli - Non manca la pioggia, non mancano le cadute, non manca la neve che troveranno oggi a Crans Montana, non manca però l'agonismo, la voglia di fare e di darsi battaglia dopo tante polemiche. Scende la temperatura, sale la voglia di sfida, prima del secondo arrivo in quota oggi.

Ieri la corsa la fanno in trenta, poi in cinque, quattro, infine in tre, in una sorta di conto alla rovescia che fa esplodere di gioia per il secondo giorno consecutivo un corridore tedesco: dopo Aresmann, ecco Nico Denz, che si regala la prima tappa in un Grande Giro. Batte due superstiti della fuga iniziale Toms Skujin e Sebastian Berwick. Primo degli italiani Alessandro Tonelli, quarto a 58 dal vincitore. Nella generale non cambia nulla: il gallese Geraint Thomas sempre in rosa, con 2 di vantaggio sullo sloveno Primoz Roglic e 22 sul portoghese Joao Almeida. Il nostro Damiano Caruso è 5°, a 1'28 dalla rosa.

Non manca la pioggia, non mancano le cadute, nemmeno le proteste per il clima a 6 km dal traguardo (tre manifestanti sdraiati), ma c'è la volontà di voltare pagina dopo il rumoroso abbandono del campione del mondo in rosa Remco Evenepoel. Davide Bramati, direttore sportivo del campione belga non ha problemi a parlarne prima del via da Bra. «Capisco i tifosi, ma i primi a restarci male siamo stati noi ci spiega il tecnico bergamasco -. Remco è un capitale per la squadra, ha un valore inestimabile, ma con il Covid non si scherza. C'è chi corre con il virus in corpo? Non lo so, ma noi siamo per la tutela dei nostri ragazzi. Se in tutta questa vicenda c'è stato un errore è stato solo di comunicazione: sì, era giusto informare l'organizzazione. Per il resto, però, non pensate male. Remco è ancora a casa alle prese con il virus, non facciamo facili e scorrette dietrologie».

Bramati chiude il caso, Thomas si tiene la maglia e spera di metterla al sicuro. Pensa al domani, che poi è oggi, quando il Giro andrà in terra di Svizzera, l'unica tappa oltre confine. Preoccupa il maltempo. Per la neve non si farà il Gran San Bernardo, ma il tunnel che l'attraversa, poi c'è la Croix de Coeur, 15 chilometri, prima della salita finale a Crans Montana.

Anche se per il maltempo e per la discesa con un asfalto dissestato potrebbe esserci la protesta dei corridori. «Non vediamo l'ora, siamo pronti alla sfida», chiosa Thomas. Dopo tante parole, lo spettacolo può iniziare.

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