Cassano, due dediche per sfondare il Milan

Fischi, insulti e rabbia ultrà. Doppietta del barese. I rossoneri in 10 agguantano il Parma poi crollano

Cassano, due dediche per sfondare il Milan

Nemmeno il leggendario Milan di Arrigo Sacchi o la formidabile armata di Fabio Capello avrebbero resistito a quella incredibile sequenza. L'uno­due, apparecchiato in pochi minuti, avrebbe steso un gigante. Dapprima il clima ostile organizzato dagli ultrà, poi al culmine del primo blitz del Par­ma il rigore più l'espulsione provoca­ta da Abbiati che ha sigillato il primo vantaggio griffato da Cassano, l'eroe del Parma. Figurarsi questo fragile e arrendevole Milan di Seedorf e di Ba­lotelli, che pure ha avuto il merito, a un certo punto della ripresa, di risali­re la­montagna dei due gol prima di ri­precipitare nel baratro di una sconfit­ta, l'ennesima, settima in dodici parti­te. E di chiudere sotto di altri quattro gol, dopo quelli rimediati al Calderon di Madrid, dall'Atletico. Ieri però han­no giocato in dieci contro undici per tutto il pomeriggio. Anzi: hanno addi­rittura finito in nove, con Montolivo ammaccato a un fianco e Abate in panchina per una caviglia gonfia co­me un cocomero. E per tutta la durata della sfida i rossoneri hanno dovuto dapprima fare i conti con i fischi, gli in­sulti e la feroce rabbia degli ultrà che hanno disertato il loro anello occupa­to soltanto da una bandiera simboli­ca, la maglia che fu di Franco Baresi, il capitano di un altro Milan, di un'altra epopea berlusconiana.

Pochi gli ap­plausi, per i rari beniamini (Montoli­vo, Kakà), tantissimi i fischi, i cori spie­tati, gli inviti perentori a togliere il di­sturbo rivolti a Balotelli e Galliani, per­sino l'agente Raiola è stato preso di mira. Il dirigente, che sabato sera è sta­to ad Arcore per riferire al presidente Berlusconi sull'attuale momento ne­rissimo, prima di cominciare ha cer­cato di mettere al riparo Mario e ricor­dato che la storia rossonera non è so­lo colma di delusioni e sconfitte recen­ti. Verissimo. Le altre tifoserie cosa do­vrebbero fare, allora? Balotelli invece no. Sulle prime non ha gradito, ha ri­volto qualche applauso ironico ai contestatori, in campo ha fatto poco per guadagnarsi un dignitoso riscat­to. È vero nel tabellino ci sono due epi­sodi che lo hanno riportato agli onori della cronaca: un palo sullo 0 a 1 e il ri­gore del 2 a 2. Ma nient'altro. Tanti, troppi i palloni persi, provando drib­bling senza senso, cercando sponde con sodali assenti in zone del campo improbabili. Perciò la carica polemi­ca dello stadio ha finito per travolger­lo. E con lui anche il resto del Milan.

Che pure ha avuto un colpo di reni formidabile quando sembrava finita (raddoppio di Cassano in avvio di ri­presa). Perché, con qualche aggiusta­mento intervenuto dopo l'intervallo (Rami al posto di quel disastro di Ema­nuelson), il Milan, sotto di due gol, ha avuto forza e corsa (ma allora c'ì ben­zina nel serbatoio!) per mettere al mu­ro il Parma e raggiungere il pari. Un colpo di testa del difensore francese (da angolo di Kakà) e più tardi un rigo­re generoso (suggerito dall'addizio­nale Pairetto) affidato a Balotelli han­no consentito ai milanisti di rialzare la testa. È durato poco quel colpo di frusta, neanche un paio di minuti. Per­ché nel frattempo Donadoni ha recu­perato ciò che gli apparteneva e che stava ampiamente meritando, senza strafare, senza giocare un calcio da fa­vola, anzi con qualche buco nell'in­tensità solita. Badando al sodo. Fuori Cassano, già proprio lui, ormai esau­sto dopo la doppietta, e dentro un arie­te, Amauri, per sfondare il portone guardato a vista da Amelia e da un drappello di sentinelle datate e col fia­to corto. Montolivo, nel contendere un pallone in quota, ha riportato un' ammaccatura al costato, Abate ha ri­cevuto un pestone alla caviglia. Inevi­tabile a quel punto, con il drappello ormai in evidente disarmo, subire an­che il quarto squillo di tromba del Par­ma. Onore al merito di Donadoni e dei suoi giovanotti che pure hanno commesso, nella ripresa, qualche er­rore di troppo. Vincere a San Siro do­po una vita (il precedente è datato 1993) è una impresa che può infioc­chettare il 16esimo risultato utile con­secutivo.

Cassano è diventato il suo profeta, giocando da centravanti arre­trato per aprire varchi utili, per chiun­que: suo il lancio senza guardare per Schelotto che ha uccellato Emanuel­son e orientato subito il risultato. An­tonio è apparso maturo persino nelle dichiarazioni finali. Non gli è scappa­ta neppure una battutaccia: un re­cord!

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