È già polemica. Non di solo sport vivono le Olimpiadi, ma anche di delicati rapporti diplomatici, messi a dura prova dalla partecipazione di atleti legati a nazioni sotto osservazione per la loro situazione politica. Come la Siria, che nonostante il periodo di estrema difficoltà, dato dalla guerra civile in atto, è riuscita a mettere insieme una sparuta delegazione olimpionica, composta da una decina di atleti, che "difenderanno" i colori di Damasco, tra le montanti polemiche.
Polemiche legate soprattutto alla partecipazione ai Giochi di Ahmed Hamsho, 19enne cavallerizzo molto vicino ad Assad, dotato di indubbie doti per quanto riguarda la sua disciplina, ma anche di parentele ingombranti. È infatti figlio di uno degli uomini forti del regime, Mohammed Hamsho, che di Assad è amico, oltre ad essere parlamentare in Siria.
Il padre di Ahmed non è ignoto all'Unione Europea. Finanziatore degli shabiha, i pretoriani del regime, repressori dell'opposizione, è stato messo all'indice, con divieto di transitare nei Paesi comunitari. Contro di lui anche gli Stati Uniti, che ne hanno congelato i beni, vietando ogni relazione con la sua società, Hamsho Internation Group, dal 2011 in poi. E il figlio non è da meno. Alla stampa ha dichiarato: "Noi sportivi non dobbiamo rappresentare soltanto la Siria, ma anche e soprattutto Bashar Assad che rimane il nostro presidente. Non ha fatto nulla di male, non fa altro che proteggerci dai gruppi terroristici".
L'opposizione siriana, che nella "Lega degli sportivi siriani liberi" ha la sua costola sportiva, non ci ha messo molto a gridare allo scandalo, chiedendo l'esclusione del cavallerizzo dall'Olimpiade, in nome di quei principi di
pace e dignità umana che sono statuto dei Giochi. Dal canto suo il Cio, che già ha impedito la presenza a Londra al presidente del comitato olimpico di Damasco, ancora non ha dato una risposta in merito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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