Quel che resta di buono del Diavolo che sognava di giocare su ogni campo

Potrà recuperare i troppi infortunati e le energie per le sfide che valgono la Champions e non solo

Quel che resta di buono del Diavolo che sognava di giocare su ogni campo

«L'obiettivo ora è vincere lo scudetto». Piazzata all'improvviso, nel cuore della notte dell'eliminazione dall'Europa league, quella frase di Ibra non ha il sapore agro-dolce di una furbata. Semmai risponde all'antico metodo, secondo cui è meglio puntare al massimo per centrare l'obiettivo più autentico. E di questi tempi, soprattutto con la lista di feriti (Romagnoli, Leao, Mandzukic, Rebic) e operati (Calabria di menisco), per il Milan conservare il secondo posto sarebbe già una conclusione trionfale della stagione, centrare la partecipazione alla prossima Champions l'obiettivo dichiarato che consola tutti, Maldini, Pioli, gruppo squadra e anche Elliott.

«Siamo cresciuti nella mentalità, dal primo giorno vedo un team che si sacrifica, lavora, suda, hanno capito cosa bisogna fare per essere al top» è la foto che Zlatan regala alla fine del clima di Milanello. A dire il vero nei 180 minuti, tra l'Old Trafford e San Siro, considerate anche le assenze in numero industriale, il Milan è uscito per mancanza di artigli. È stato come andare alla guerra con un fucile giocattolo dovendo schierare Castillejo per oltre un'ora centravanti e poi ricorrere a Ibra negli ultimi 20-25 minuti senza adeguata assistenza. E sul punto, prima o poi, meglio a bocce ferme, è il caso di approfondire le cause dell'epidemia da infortuni muscolari. È solo colpa del gran numero di partite (42 con quella di giovedì sera), dell'usura di qualche esponente stagionato e di alcuni titolarissimi oppure c'è qualche responsabilità tra preparazione e staff medico?

Di sicuro è stato l'inizio del lungo viaggio. L'attraversamento del deserto da parte del Milan è cominciato con una tappa d'avvicinamento all'oasi. Senza soffermarsi sulle disgrazie patite («non voglio scuse» ripete Ibra) ma provando a raccogliere le energie migliori per le prossime 11 sfide di campionato che possono regalare la prima soddisfazione. Se in difesa la scoperta di Tomori rende meno pesante l'assenza di Romagnoli, centrare la Champions dipenderà dal rendimento di Ibra, Calhanoglu e Rebic in attacco visto che è in quel settore che si sono verificati le assenze più gravi e i deficit più evidenti. E se Zlatan può solo recuperare la migliore condizione, è sul turco Calha (uscito malconcio dal covid) che si accentrano il maggior numero di critiche e di perplessità legate al contratto futuro. Stesso ragionamento per l'eventuale conferma di Mandzukic, al rientro dopo la sosta per le nazionali. Sì, ma con quale resa? Mentre Maldini, Massara e Pioli s'interrogano su questi quesiti decisivi per preparare la prossima stagione, si è sgonfiato il caso del litigio finale tra il tecnico rossonero e Solskjaer del Manchester. I due, nelle viscere dello stadio, dopo la conferenza stampa, si sono salutati con stretta di mano, pacche sulle spalle e complimenti.

Il microfono aperto a fine partita ha colto l'espressione risentita di Pioli destinata al suo vice che in un paio di occasioni tratteneva il pallone uscito dal campo. «Mi spiace per la reazione che ho avuto, non capiterà più» le scuse di Pioli. Anche lui può perdere la pazienza!

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