Uno scudetto arrivato in una situazione strana, seguito necessariamente a distanza, ma con la passione di chi questi trionfi li ha già goduti in passato in prima persona. Anche Ernesto Pellegrini festeggia il tricolore numero diciannove dell'Inter che manda in archivio la lunga dittatura bianconera.
Presidente, come ha vissuto questo scudetto?
«In due fasi, direi, perché quest'anno non possiamo dire che l'Inter sia partita benissimo. Poi però c'è stata la svolta e ha veramente dominato il girone di ritorno».
Quando ha capito che ce l'avreste fatta?
«Dopo la vittoria sulla Juve. È stata la sfida che ha dato la giusta fiducia a tutti».
A proposito, in questo scudetto c'è anche un bel po' di Juventus: Marotta, Conte... E non tutti all'inizio avevano gradito queste presenze ingombranti. È così difficile portare un ex juventino a Milano?
«Io l'ho fatto con Trapattoni e onestamente non fu per nulla complicato. Forse perché conoscevo già bene il Trap, in quanto ero proprietario dell'albergo di Villar Perosa dove la Juve veniva in ritiro. Avevo già un rapporto buono con lui e non fu difficile convincerlo».
Più difficile farlo accettare ai tifosi, visto che il Trap aveva anche un passato milanista...
«No, Trapattoni venne accettato subito bene. D'altra parte tutti sapevano che era una persona seria, per bene, un grande lavoratore. E appena arrivato all'Inter si dimenticò, tra virgolette, il passato bianconero. Posso dire che aveva già la maglia dell'Inter cucita addosso e credo che per Conte sia stato lo stesso».
Due esperienze paragonabili?
«Non so, credo che Conte sia stato animato da una voglia di rivalsa nei confronti della Juve. Mentre Trapattoni assolutamente no, lui si era lasciato in armonia, tanto è vero che poi decise anche di ritornarci a Torino. Conte invece ha avuto dei problemi con qualche dirigente».
Ma due allenatori simili...
«Nel gioco sì, ma come carattere no, due persone diverse. Trapattoni era sanguigno, grintoso, ma Conte mi sembra che abbia proprio un altro carattere».
Conte ha avuto anche qualche uscita un po' discutibile nei confronti della società. Trapattoni le ha mai fatto delle richieste pressanti?
«Debbo dire di no. Anche perché io gli ho sempre comprato dei grandissimi giocatori. Certo, qualcuno ha deluso, ma fa parte del gioco».
Che differenza tra il suo scudetto e questo?
«Noi dominammo la stagione dall'inizio alla fine, nonostante una concorrenza più consistente: parliamo del Milan di Sacchi, del Napoli di Maradona. Quest'anno invece la Juve non ha certo brillato».
Comunque grande soddisfazione.
«Certamente. Per un tifoso sanguigno come me porre fine a nove anni di dominio juventino è stato il massimo. Sono contento per Conte, ma anche per Marotta e Antonello, i tre uomini che hanno costruito questa squadra. E ovviamente Zhang, anche se come presidente è stato fortunato, perché standosene lontano ha lasciato fare agli altri e ha raccolto i frutti».
Preoccupato per il futuro societario?
«Non so come stiano le cose di preciso.
Sento dire che la situazione economica è difficile, ma spero che il governo cinese si faccia galvanizzare da questo titolo che credo sia il loro primo grande successo nel calcio internazionale. Può darsi che sia un incentivo a continuare».
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