Ha trasformato gli ostacoli in trampolini per volare sempre più in alto. La farfalla Sarah Luisa Fahr è stata una delle protagoniste dello storico trionfo del volley azzurro a Parigi. Nel percorso per diventare una delle centrali più forti al mondo, però, la ragazza nata in Germania ma cresciuta a Piombino ha dovuto fare i conti prima con disturbi alimentari e poi con una doppia rottura del crociato, del tutto superata. Ospite al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano in occasione di Show4Health - Lo Spettacolo della Salute, kermesse organizzata da Show Care con l'obiettivo di promuovere e valorizzare una vita sana e attiva -, la 23enne giocatrice dell'Imoco Conegliano ha condiviso il suo percorso verso la vetta del mondo.
Sarah, dal gradino più alto del podio olimpico a un altro palcoscenico. È sembrata a suo agio come sul campo da gioco.
«Una cosa inusuale per me raccontarmi di fronte a una platea gremita, però è stata una piacevole scoperta. Mi sono divertita!».
La sua storia di resilienza è di ispirazione per molti.
«Sono convinta che da ogni situazione negativa si possa trarre qualcosa di positivo. Senza quello che mi è successo non sarei diventata la persona che sono ora».
Che persona è Sarah Fahr?
«Sono una persona positiva, buona, non vedo il cattivo negli altri. Sono solare. In generale ho questa predisposizione, anche nell'affrontare gli infortuni. E poi sono fortunata: quello che chiamo lavoro è la mia passione. Le cose gravi sono altre e bisogna sempre pensare a chi sta peggio di noi».
Come quel libraio che le ha cambiato la vita. Ci racconti questo episodio accaduto due anni fa.
«Sì, ero sul treno e stavo leggendo un libro quando questa persona sconosciuta ha iniziato a parlarmi. All'inizio ero infastidita perché volevo leggere in santa pace. Ero distrutta dal dolore perché stavo andando a Roma per operarmi una seconda volta al ginocchio un mese dopo essere tornata a giocare. Quando abbiamo iniziato a chiacchierare, mi sono sfogata con lui, ho cercato una sponda per il mio dolore, ma ho trovato un muro di fronte. Poi quando mi ha raccontato che era semiparalizzato nella parte destra e che aveva ripreso a camminare, ho trovato la forza di risollevarmi».
Vi siete rivisti?
«No, ma andrò a trovarlo presto in libreria a Venezia. Sono contenta di aver dato voce e merito anche lui».
E i problemi alimentari?
«Già prima degli infortuni al ginocchio soffrivo di disturbi alimentari: c'erano giorni in cui vomitavo perché mi abbuffavo di cibo e altri in cui non mangiavo per giorni per seguire una dieta. Mi ero chiusa in me stessa in quel 2020, quando ero arrivata a Conegliano. Ho trovato il modo di reagire, perché ho determinati atteggiamenti e perché ho una predisposizione alla positività che è sempre stata innata».
Si è fatta aiutare da qualcuno?
«Sì, da uno psicologo. È una figura che ognuno di noi una volta nella vita deve vedere. Gli episodi brutti possono capitare nella vita e per uscirne serve parlare con una persona che possa aiutarti».
Il cammino difficile non le ha impedito di arrivare a vincere l'oro olimpico. È riuscita a godersi quel trionfo?
«Quando si è atleti, per esempio nel nostro sport, si è sempre in un costante vortice, poiché saltiamo da un appuntamento all'altro senza fermarci mai, e ci godiamo meno le cose che abbiamo. Nicolò, il mio moroso, mi dice a casa: Ti stai rendendo conto delle cose che stai facendo?. E io rispondo di no, perché giochiamo tanto e siamo sempre in giro!».
Dopo
l'Olimpiade, la stagione nel club per lei è iniziata con la vittoria della Supercoppa e il titolo di miglior giocatrice della finale.«Sicuramente un gran risultato, ma contro Milano l'abbiamo vista veramente brutta».
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