Ciro dal Belgio al Belgio sempre con due ombre: falso nove e staffetta

Immobile e le urla di Mancini: "Mi stimola". Un rapporto di alti e bassi con l'azzurro

Ciro dal Belgio al Belgio sempre con due ombre: falso nove e staffetta

Dal Belgio al Belgio, ovvero 37 gare azzurre fa. A Euro 2016, debutto con i Diavoli Rossi e Ciro Immobile - unico reduce azzurro da allora insieme a Bonucci e Chiellini - scalato a centravanti di riserva, dopo che con Zaza da «ignoranti del gol» aveva iniziato il ciclo del ct pugliese. In realtà di gol, Ciro, ne aveva segnato solo uno nella prima di Conte con l'Olanda a Bari. Poi, più panchina che altro. Nella sua seconda fase azzurra, quella di Ventura ct, per Ciro un percorso meno complicato e lastricato di sei reti ma concluso con la grande delusione di San Siro. Da settembre 2018 la nuova avventura in Nazionale con Roberto Mancini: Immobile non è certo il terminale ideale del suo gioco e non lo sarà mai di fatto, ma i numeri nella Lazio lo rendono l'unico bomber possibile.

Il feeling con la maglia azzurra per Immobile fatica così a sbocciare: Mancini, fallito subito il tentativo di ripescare Balotelli, ha tenuto aperto fino all'Europeo la ricerca del centravanti titolare alternando il laziale e Belotti, ma ha addirittura varato come alternativa un tridente con il falso nove. E ancora prima della competizione, ha bocciato un Kean in rampa di lancio pescando dal mazzo la carta a sorpresa Raspadori. Il buon inizio di Europeo (due gol in due gare, «me li toglierei pur di vincere la Coppa», così l'attaccante) ha consacrato Immobile, in difficoltà nella notte di Londra contro l'Austria. Notte che verrà ricordata anche per i continui richiami di Mancini al centravanti. «Forse perché Ciro è il nome più corto... - scherza Immobile -. Nello spogliatoio è diverso, è molto più calmo. Ma mi dà fiducia, perchè mi stimola e mi sprona».

Lui stesso ammette che il rapporto con la Nazionale non è stato quello che avrebbe desiderato: «Ho 15 gol in azzurro, sono pochi, avrei voluto segnarne di più. Ma rispetto al passato, che sto cercando di mettere alle spalle compreso quel Mondiale perso, sento la fiducia di tutti. I compagni contro l'Austria hanno cercato di mettermi in condizione di segnare e il mister è soddisfatto per l'intensità e la voglia. Mi chiede un altro lavoro rispetto alla Lazio, rimango un po' di più anche alla fine delle sedute per migliorare cose che non sono nel mio bagaglio tecnico». Vialli, a un gol di distanza in Nazionale, lo aiuta molto a Coverciano, ma gli stimoli di Mancini alla lunga potrebbero essere più un fastidio.

Intanto venerdì a Monaco la 50ª in azzurro e un duello atteso con Lukaku («ma non parliamo di lui contro di me come nell'ultimo Lazio-Inter, Lukaku segnò due reti...) che nella classifica marcatori di A, dopo essere stato staccato nella stagione precedente, è finito davanti a lui. Mancini lo confermerà ob torto collo, cambierà semmai qualche interprete nel tridente (Chiesa forse più di Berardi) più che tornare alla vecchia idea del falso nove (Bernardeschi sarebbe il candidato ideale) o rischiare la matricola Raspadori.

Intanto, a tenere su il morale di Immobile gli scherzi dell'amico Insigne: «L'altra sera si è infilato nell'armadio della stanza ed è schizzato fuori mentre ero al telefono, un giorno mi farà venire un coccolone...». Un'amicizia che deve sbocciare in campo...

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