Il clima di terrore all'Allianz Stadium. Così i "pinguini" erano ostaggio degli ultras

Minacce e insulti ai tifosi normali. E oggi la Curva Sud non sarà a Madrid

Il clima di terrore all'Allianz Stadium. Così i "pinguini" erano ostaggio degli ultras

Tra di loro, vige la legge del più forte: nella Curva Sud della Juventus, investita lunedì dall'ondata di arresti chiesti dalla Procura di Torino, i gruppi di punta (Drughi, Viking, Nucleo 1985, Nucleo armato bianconero) spesso sono entrati in conflitto tra di loro: ne sa qualcosa il più alto in grado degli arrestati, Dino Mocciola, che qualche anno fa, quando i Drughi si scontrarono con i Viking ad un'amichevole precampionato ad Alessandria, ne uscì con la pancia bucata da una coltellata. E d'altronde ieri si scopre che anche la morte di Raffello Bucci, braccio destro di Mocciola, volato da un viadotto nel 2016, per la Procura di Cuneo non fu più un suicidio ma un omicidio.

Ma all'esterno, nei rapporti con il resto dello stadio, gli ultras sono compatti nell'esercitare un potere basato sulla violenza e sulla paura. Le testimonianze raccolte dalla Digos di Torino raccontano crudamente il clima di terrore imposto ai «pinguini», come vengono chiamati con dispregio i tifosi normali. Un regime che ha anche aspetti grotteschi: quando un pallone durante un match viene calciato in curva, solo gli ultras se ne possono impadronire. Se a uno spettatore qualunque capita di ricevere la sfera, viene costretto senza complimenti a consegnarlo ai capicurva.

Poi c'è il potere quello vero, quello che dà ai capicurva la forza per tenere in scacco i vertici della Juventus: per questo è indispensabile che a dare la «linea» allo stadio siano gli ultrà. Chi cerca di mettersi di mezzo rischia: ne sanno qualcosa i True Boys, tifosi che si dissociano dai cori razzisti intonati dalla Sud, e per questo vengono minacciati e convocati a un regolamento di conti, e deve mettersi di mezzo la Digos (l'episodio è raccontato nel mandato di cattura) per evitare guai. «I lunghi e protratti silenzi imposti in curva durante le partite di campionato giocate in casa», come scrivono i pm, servono a far risaltare meglio i cori razzisti che partono all'improvviso, e che hanno lo scopo di causare le sanzioni a carico della Juve.

Chi non si adegua, viene preso di mira. Testimonianza di L.G.: «esponenti dei gruppi ultras pretendevano che seguissimo le loro indicazioni vietandoci di inneggiare cori a favore della squadra. Nel caso qualche gruppo di tifosi provasse ad intonare qualche coro, veniva subito azzittito, insultato facendoci capire che si doveva smettere». E A.D.: «Q ualcuno che provava a cantare veniva ripreso ed a volte con frasi come che cazzo canti, oggi si sta zitti». Agli Juventus club di Fossano, Massa e Milano viene ordinato dai Nab di rimuovere i loro striscioni: una delle vittime racconta di avere obbedito «solo per timore che il mio rifiuto potesse creare delle ritorsioni da parte degli ultras, che sono notoriamente violenti. Quindi per non rischiare di essere preso di mira da loro, ho subito tolto lo striscione».

Numerosi tifosi bianconeri hanno testimoniato di non poter mai occupare i posti indicati sul biglietto e l'abbonamento perché gli ultrà se ne impossessano transennadoli col nastro prima della partita. Ancora peggio va ai gestori dei bar collocati all'interno dell'Allianz, costretti a regalare buoni per mangiare e bere gratis agli ultras. Racconta uno dei gestori.

«In particolare alcuni ultras avevano dato fastidio al personale, pretendendo di essere serviti gratuitamente dal personale, spaventandolo, inveendogli contro e pertanto, per rassicurare e tutelare il nostro personale da questi comportamenti abbiamo poi deciso di iniziare, dalla terza partita la distribuzione di questi vaucher».

Ieri sono iniziati gli interrogatori degli arrestati. E intanto gli ultrà partono al contrattacco: per protesta contro la retata, stasera non saranno a Madrid per il primo turno di Champions.

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