Il Milan di Stefano Pioli sta incantando in questo inizio stagione dando seguito a quanto fatto vedere nella parte finale della scorsa. Il Diavolo è primo in classifica in Serie A con 4 punti di vantaggio sulla Juventus di Pirlo e con cinque lunghezze in più rispetto ai cugini dell'Inter e anche in ottima posizione nel suo girone di Europa League. Pioli, Ibrahimovic e i giovani stanno incantando con i tifosi entuasiasti e orgogliosi di questa squadra. Di contro l'Inter che sta un po' stentando con 12 punti messi insieme in 7 partite di campionato e con un inizio choc in Champions League.
In esclusiva per ilgiornale.it Francesco Coco, che ha avuto il privilegio di giocare per entrambe le squadre meneghine, ha toccato diversi argomenti tra cui l'exploit del Milan, della lotta scudetto, delle difficoltà dell'Inter e molto altro ancora:
Coco, cosa ne pensa di questo sorprendente Milan?
“Sinceramente me lo aspettavo così perché vedendo come è andato a finire lo scorso campionato e ricominciando quello successivo dopo solo un mese e mezzo di pausa ti faceva ben sperare. Il Milan è la squadra ad aver fatto più punti post lockdown, ha trovato la giusta mentalità, l'autostima e poi il gruppo è forte. Ritrovarlo a metà novembre prima in classifica è forse una cosa inaspettata ma sapevo che il Milan avrebbe potuto lottare per le prime posizioni. Ha dimostrato con le grandi di essere all’altezza e dunque non mi stupisco sia lì in vetta per ora".
Quanti sono i meriti di Pioli che ha rischiato di saltare nella passata stagione?
“Io penso che il mister abbia tanti, tantissimi meriti. L'allenatore è quello che ti detta la linea tecnica e psicologica. Pioli è un equilibratore, ha sempre avuto ottimo rapporto con i giocatori, doveva solo trovare la quadra, è stato bravo a mantenere alta la concentrazione dei suoi giocatori e la voglia di lavorare bene quotidinamente. Lo ha fatto anche quando doveva andare via per far posto a Rangnick. Avrebbe potuto mollare ma invece da grande professionista ha fatto il suo lavoro fino alla fine e ce l’ha fatta a ottenere quello che voleva ovvero la permanenza con il Milan con la società che ha dovuto fare un passo indietro".
Chi la sta stupendo in positivo e chi in negativo?
“Sicuramente Calhanoglu è stato l’ago della bilancia di questo Milan. Il turco al rientro dopo il lockdown è stato uno dei giocatori chiave, è riuscito a trovare una sua serenità mentale e questo ha fatto sì che potesse esprimersi al meglio. Poi c'è Bennacer che a me piace molto, in quel centrocampo ha trovato la sua dimensione, è l’anima del Milan. L'algerino ha dimostrato di avere equilibrio e in coppia con Kessie fanno un grande lavoro ormai da mesi. Come delusione direi nessuno, non sarebbe giusto perché tutti stanno dando il loro contributo. Mi aspetto ancora di più da Rafael Leao perché ha grandi qualità tecniche e fisiche, a livello caratteriale ha qualche difetto ancora ma come giocatore non si discute. C'è poi un altro giocatore che mi ha piacevolmente sorpreso perché non mi aspettavo questa crescita e sto parlando di Calabria. Davide ti dà la sensazione di essere sempre presente nei 90 minuti di gioco, prima era più carente ed è quello che è migliorato di più a mio parere".
Ormai non ci sono più parole per Ibrahimovic, quanto è merito suo in questo exploit del Milan?
“Si sprecano tante parole e standing ovations su Ibra e penso sia giusto perché è quel giocatore che dovrebbe essere studiato da tutti i ragazzini che vogliono fare i calciatori. Lui e CR7 che sono un po’ i vecchietti della Serie A sono da prendere come esempio. Ibra è un giocatore che dovrebbe essere punto di riferimento per adolescenti in generale per la sua grande abnegazione alla professione e al lavoro, qualsiasi esso sia. L’amore e la propensione per quello che si fa, è questo il grandissimo insegnamento che lascia in eredità lo svedese".
Ci stila le prime quattro posizioni della Serie A al termine della stagione?
"Se tu mi avessi fatto questa domanda a inizio campionato avrei risposto Juventus, Inter, Napoli e Atalanta, in ordine sparso. A oggi, invece, dico che metto il Milan al posto dell’Atalanta per il raggiungimento di un posto in Champions League".
Il Milan può vincere lo scudetto come fece quella squadra allenata da Zaccheroni nel 1999?
"Sarebbe bello e quella stagione me la ricordo bene. Ovviamente dico che la favorita per lo scudetto resta la Juventus ma solo per rispetto di una squadra che ha giocatori fantastici e che viene da nove anni scudetti di fila. Inevitabile dire che è la favorita. Ci sono diversi candidati credibili per contendergli il titolo ma ora è inutile fare chiacchiere: chi vuole lo scudetto deve dimostrarlo sul campo con le prestazioni perché ormai la Juventus domina da nove anni. Chi la vuole detronizzare faccia la voce grossa in campo".
Passiamo all'Inter: trova esagerate le critiche ai nerazzurri?
“Secondo me le critiche fanno parte del gioco e vanno accettate. In questo momento sono legittime soprattutto per la Champions League, meno per il campionato dove c'è tutto il tempo per recuperare. In Champions League, però, l’Inter sta facendo quello che ha fatto negli anni precedenti e vuol dire che c'è qualche problema. Quando devi affrontare una finestra europea e rischi ancora di non passare il turno allora lì allora sono legittime le critiche. Ripeto, sulla Champions League trovo siano giuste, in campionato invece un po’ meno. Se l’Inter non passa il girone è un fallimento, perché l’Inter è una grande squadra, costruita per vincere e ha il dovere di passare il girone con questa rosa e questo allenatore. Questo discorso, sia chiaro vale per tutte le grandi squadre".
Molti tifosi dell'Inter stanno criticando Conte per via del rendimento della squadra e per lo stipendio da 12 milioni di euro a stagione. Quante colpe ha il tecnico?
“Le critiche a Conte per i 12 milioni di euro sono cose vecchie come il mondo e dunque nemmeno le prendo in considerazione, non vuol dire niente. Troppo semplicistico dire che guadagna tanto e che deve vincere per forza. Per quanto Conte e chi si lamenta del modulo 3-5-2 posso solo dire che chi ha preso sapeva come giocava. Marotta lo portò anche alla Juventus e dunque la società sapeva che tipo di allenatore si portava in casa ed è un grande tecnico. L’unica critica che gli posso muovere è sulle sue esternazioni molto forti dei mesi scorsi però ormai rappresentano il passato. L’anno scorso l’Inter ha disputato una buona stagione e Conte ha migliorato lo status dell’Inter sia in campionato che in Europa. Diventerà criticabile se quest’anno farà una stagione peggiore di quella passata perché la rosa è stata migliorata e perché ha ambizioni differenti. I tifosi poi criticano sempre, ripeto sono cose che fanno parte del gioco".
Vede un'Inter senza Conte nella prossima stagione?
“Se Conte continuerà con l’Inter non lo so bisogna chiederlo a lui (ride; ndr). Nel calcio ne ho viste tante come Mourinho che vince e poi cambia squadra. Queste sono cose difficili da prevedere, lo sanno solo Conte e la società cosa accadrà in futuro e dipenderà molto dai risultati".
Chi la sta stupendo di più e chi di meno tra i nerazzurri?
"Per Lukaku vale il discorso di Ibra come personaggio perché è quello che dà il buon esempio in campo, che se può le gioca tutte, si impegna, trascina i compagni non si tira indietro e a volte dà anche più quello che deve dare. Lui è un giocatore completo non è solo potenza è anche tecnica. Tra i giocatori che mi hanno stupito in positivo ci metto Bastoni, mi sta impressionando perché è un giocatore già fatto e finito. Gioca tra i professionisti da un anno e mezzo e l'anno scorso ha messo in panchina per un periodo uno come Skriniar. Poi c'è Barella che è un altro che ha avuto una crescita esponenziale. Se devo dire un giocatore che mi sta deludendo ma perché mi aspetto tantissimo è Lautaro Martinez. Lui può diventare un top giocatore ma quest'anno deve dare la svolta e dimostrare di essere un grande giocatore anche quando non è in una giornata particolarmente ispirata".
Sulla diatriba Conte Eriksen come si pone: colpa del giocatore o del tecnico?
“Io non sono bravo ad attribuire colpe perché bisogna essere a conoscenza di troppe dinamiche. Dico solo che Eriksen lo conosciamo tutti ed è un giocatore importante con caratteristiche precise. Un giocatore ha bisogno di fiducia e secondo me non sta riuscendo ad esprimersi perché non sente fiducia. Anche l’autostima del momento incide molto, magari ti convinci di non essere importante e puntualmente non lo sei. Lui non sentirà la fiducia dell’ambiente in generale e in alcuni casi non c’è una spiegazione ben precisa. Al Milan con me giocarono Davids e Vieira non gli diedero tempo e poi diventarono forti altrove comne Henry o Roberto Carlos per citarne altri.
Io all’Inter ad esempio arrivai da ex milanista, non sentivo tutta questa fiducia da parte dell'ambiente e non ho reso secondo le aspettative. Tornando ad Eriksen penso che con lui stiano state fatte delle considerazioni tecniche sbagliate".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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