Pantani, il Tour e i processi al passato

È difficilissimo inventarsi sempre qualcosa per rovinare sistematicamente le corse più belle, ma il ciclismo dà continue prove di grande inventiva. Anche questo Tour, il numero cento della storia, va avanti portandosi sulla testa un nuvolone plumbeo, che genera solo ombre sulle strade di Francia. Sostanzialmente, non si sta aspettando di capire chi vincerà: è un tetro conto alla rovescia che porta dritto al 18 luglio. Quel giorno - in simpatica coincidenza con il tappone dell'Alpe d'Huez: notare la perfidia - la commissione antidoping del parlamento francese rivelerà i nomi dei dopati. Dei dopati di quindici anni fa. Del Tour 1998, vinto da Pantani. È allucinante, ma funziona così: allora i sistemi antodoping non riuscivano a rintracciare l'Epo, oggi sì. Dunque, i francesi hanno conservato i campioni dell'epoca e li hanno rianalizzati con le moderne tecniche. Anche se i nomi dei bari non sono ancora noti, è invece già noto che praticamente tutti i campioni (oltre quaranta, in qualche caso dello stesso atleta) sono saturi di Epo. Uno scandalo? Sinceramente, apprendere che nel '98 i ciclisti facevano largo uso di Epo è una banalità: lo sappiamo già tutti quanti, ne abbiamo sin sopra le orecchie di confessioni e di rivelazioni. Il problema è che stavolta mirano a Pantani: il presidente della federazione internazionale (Uci) ha già avvertito che se nella lista nera figurasse anche Marco, si potrebbe arrivare a depennarlo dall'albo d'oro. Geniale. Chissà perché nessuno invece si è ancora sognato di togliere i Tour a Riis e a Ullrich, rei confessi. Ne hanno tolti sette ad Armstrong, ma quello è finito sotto processo sportivo e si è visto radiare. Giudicare Pantani quindici anni dopo, giudicare una povera salma, è tutta un'altra cosa. È una cosa odiosa. Per almeno due motivi.

Il primo: l'antidoping dovrebbe piantarla di riesumare storie antichissime, di cui ormai tutti conosciamo tutto, con il solo risultato di rovinare il ciclismo d'oggi, facendo ricadere le colpe dei padri sui figli. Il secondo: anche se Pantani risultasse dopato, quella volta si ritrovò vicini sul podio Ullrich e Julich. Due dopati rei confessi. Mai risultato fu più sincero.

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