Bagnaia, il Sic, due foto e la scaramantica ipocrisia del motomondo

Il motomondo è un'affascinante carovana di gente avventurosa che ogni due domeniche monta un paese e lo rismonta qua e là per il pianeta

Bagnaia, il Sic, due foto e la scaramantica ipocrisia del motomondo
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Il motomondo è un'affascinante carovana di gente avventurosa che ogni due domeniche monta un paese e lo rismonta qua e là per il pianeta. Nei suoi eroi, ovvero i piloti, e nella sua gente, ovvero gli addetti ai lavori, assomiglia ai fratelli con due ruote e molta puzza sotto il naso in più che affrontano la vita e le corse in Formula uno. Fra i due mondi, le due genti e i due tipi di eroi c'è però una grande differenza che contribuisce a marcarne il presente: in Formula uno l'incidente, anche quello tragico, viene affrontato in modo freddo e analitico, l'obiettivo principe è sempre evolvere per evitare che si ripeta a costo di sbatterlo e sbatterselo ripetutamente in faccia: il povero Lorenzo Bandini nel fuoco di Monte Carlo, Tom Pryce e l'estintore a Kyalami, Niki Lauda al Nurburgring, Ronnie Peterson a Monza, Gilles a Zolder, Senna a Imola, Jules Bianchi a Suzuka. In questo aiuta che in F1 non si ceda facilmente all'ipocrita scaramanzia, mascherata da rispetto, di rifiutare la riproposizione dell'immagine, del replay, della drammatica e tragica sequenza che mostra la morte di uno dei suoi eroi. Drammi visti e rivisti hanno avuto la forza di smuovere coscienze, contribuendo a cambiare regole e migliorare la sicurezza passiva e attiva.

Nel motomondiale, Bagnaia salvato dal dio dei motori si può pubblicare e replicare all'infinito perché l'ha scampata quasi incolume, miracolo si dice; Simoncelli tradito da quello stesso dio in un incidente simile non si può. Perché non ce l'ha fatta. Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un'interessante intervista a Carlo Pernat, storico manager del motomondo, ai tempi uomo di fiducia del Sic e ora di Bastianini, che non ricordava «una stagione con 10 fratturati» ritenendo ormai «la Motogp eccessiva con sabati allucinanti tra libere, pole e Sprint...». Parole forti, corredate dalle foto dei due incidenti, di Pecco e del Sic, per rendere l'idea di quanto fosse sottile il filo tra vita e morte. Apriti cielo. «Scelta di dubbio gusto» è stato il senso dei malumori in vario modo giunti da organizzatori, team e addetti ai lavori. Era cronaca, null'altro.

Ma proprio questo contribuisce a demarcare i due mondi, moto e F1, come se in uno si continuasse - intendiamoci, molto meno

di prima - a vivere e correre spesso improvvisando e nell'altro si evolvesse di più. Lo sappiamo, è più facile cercare sicurezza se si poggia su 4 ruote che su 2, ma se si chiudono gli occhi si va sicuramente a sbattere.

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