Il piccolo Diavolo

Compleanno triste, il Genoa imbriglia il Milan, Champions a rischio, i giovani non bastano e San Siro si infuria

Il piccolo Diavolo
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Dalla festa per i 125 anni del Milan esce una copia sbiadita e un modesto 0 a 0 che può esaltare soltanto la difesa accorta e diligente del Genoa. Fonseca perde altro terreno, si allontana ancora dalla zona della Champions e questa volta non può certo chiamare in causa Theo Hernandez o qualche altro perché è il Milan scelto da lui, con due ragazzi molto promettenti (più Jimenez di Liberali), che va in campo e si ritrova con un piano partita incapace di forzare il blocco genoano. Deludono altri questa volta, a cominciare da Abraham, Chukwueze e i tifosi alla fine si sfogano e se la prendono con la proprietà, che vuol dire anche Ibra fischiato anche prima di cominciare.

Riesce difficile passare, nel giro di qualche minuto, dalla sfilata dei campioni di ieri (i tre olandesi Van Basten, Gullit e Rijkaard i più applauditi) al Milan di oggi con due debuttanti, Jimenez (classe 2005) e Liberali (classe 2007), schierati per i noti motivi (uno per necessità, l'altro per tenere in castigo Theo Hernandez) alle prese con una sfida che disegna subito le sue traiettorie. Il Genoa difende schierando una doppia barriera (4-5-1) a protezione di Leali, il Milan deve trovare spazi utili in quel bosco di gambe. A metà della prima frazione l'impresa immaginata da Fonseca riesce parzialmente con una breve sequenza che segnala appunto il talento di Liberali sgambettato in area da Miretti (Guida usa lo stesso metro anche a parti invertite in area Milan), poi c'è una deviazione utilissima su una fucilata di Reijnders da punizione e infine la migliore trama rossonera (Leao, Jimenez, Chukwueze) risulta sprecata dal nigeriano che non dimostra la mira migliore. Sono due debuttanti i ragazzi del Milan futuro ma sono i più vivaci della compagnia. La seconda frazione comincia in modo più promettente con quel tuffo di Emerson che Leali devia in angolo, una prodezza autentica. Ma è solo la prima impressione non confermata dalle successive pieghe della sfida che consente al Genoa di migliorare la sua resistenza e al Milan di confermare i limiti del suo calcio offensivo senza più i guizzi di Leao e l'assistenza di Jimenez. L'ingresso di Morata produce solo una traversa scheggiata a porta libera, poca cosa rispetto alla mole di calcio elementare e prevedibile esibito. Gli aiuti provenienti dalla panchina Camarda e Okafor non apportano alcun contributo al fatturato offensivo. Perché mancano, a dire il vero, gli acuti di Reijnders e di Leao, e perché si avverte ancora una volta l'assenza di Pulisic, l'unico forse capace di offrire genio e sregolatezza. Inevitabile la scena finale con i fischi dello stadio e in particolare le critiche rivolte alla proprietà.

Il problema adesso è squisitamente tecnico e calcistico ed è impensabile di risolverlo schierando tre ragazzi di Milan futuro. C'è del talento in quel trio ma è impensabile che possano risolvere loro i problemi che non riescono a risolvere Leao e soci.

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