Drinc, bere bene con la lettera “c”

Due locali milanesi (il .cocktail&conversation e il .different) a distanza di poche centinaia di metri, in via Plinio e in via Hayez, sono lo scenario per l’idea di mixology del bravo Luca Marcellin, che con la compagna Desiree Brunet propone due diverse liste di interessanti variazioni di classici, con alcuni cocktail che giocano con sapori davvero estremi. Il tutto in un’atmosfera intima e colloquiale

Drinc, bere bene con la lettera “c”
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Due locali, due anime, due persone, lo stesso marchio: Drinc, con la “c”. Locale milanese di alta mixology nato in via Plinio, al numero 32, nel 2016 (drinc.cocktail&conversation) e poi raddoppiato nella vicina via Francesco Hayez, al numero 13, cinque minuti a piedi e anche meno, con drinc.different. Dietro i due locali ci sono Luca Marcellin, uno dei più premiati bartender italiani, e la compagna Desiree Brunet; il primo più facile da trovare nel primo locale e la seconda nel secondo, ma i ruoli qui non sono fissi, si gioca a tutto campo.

Partiamo da drinc.cocktail&conversation, un locale piccolo e di grande atmosfera, che qualche anno fa faceva secondo me il migliore gin tonic della città e che ora probabilmente continua a farlo (non lo so, non l’ho provato) ma vanta una carta profonda e ricca che merita di essere esplorata lasciando i classici per una volta da parte (anche se un grande bar deve saperli fare in modo impeccabile). I posti sono 26, la bottiglieria conta circa 750 etichette, il sottofondo musicale a base di un funky jazz mai invadente, perché l’insegna promette chiacchiere e deve mantenere. La carta propone una sfilza di classici rivisitati con fantasia ma senza necessità di stupire a tutti i costi: io ho apprezzato molto il Tokyo Drift, che è una triangolazione tra sapori differenti, affumicature, speziature, piccantezze, che trovano un equilibrio superiore. Una bevuta elegantissima. Poi ho assaggiato il Negroni dell’Avocado, che utilizza al posto del gin un distillato homemade con olio di avocado, Cocchi Storico, Campari, Bitter cioccolato, arancia e mandarino, che rispetta lo stile del Negroni rendendolo un po’ più grasso e oleoso. Quindi anche il Trentatré Mexicani, il più sorprendente dei tre, con il tocco del liquore alla torta di mele (e poi Espolon Bianco Tequila, vodka affumicata al bbq, agave, lime e nocciola bitter e soda al pompelmo) che dona una classe senza tempo. Molto dissetante. In carta all’incirca 25 cocktail (la carta dura un anno, l’attuale durerà fino alla prossima primavera) tra i quali mi piace segnalare il Curry Colada, l’All Blacks che gioca su suggestioni neozelandesi unite a sentori montanari, e il coraggioso Dal Lurido, che ricorda il panino “zozzo” del baracchino, con tanto di evocazione dei crauti (“non piace a tutti, ma quelli a cui piace lo adorano”, mi dice Marcellin). Ci sono anche dei “fuori carta”, mentre ogni mese c’è un drink più “spinto” che arriva dal drink.lab: attualmente Not a Real Hot Dog, con vodka, salsa hot dog “segreta” ed essenza affumicata. Un altro panino in forma liquida. Dalle 18 alle 21 formula aperitivo, che per due euro in più rispetto al costo del cocktail garantisce l’accompagnamento con piccoli snack di buona qualità. Marcellin vorrebbe implementare la parte food, strategica in questo momento nella mixology contemporanea, ma gli spazi sono quelli che sono e quindi ci vorranno idee. Quelle che sta cercando Marcellin per trasformare il locale in via Plinio, che già è uno dei migliori bar di Milano, nel migliore in assoluto.

Poi mi sono spostato in via Hayez. Qui il locale ha subito rdi recente un ampliamento nato dall’opportunità per Luca e Desiree di rilevare il vicino locale di un parrucchiere stanco di lavorare, e drinc.different ha guadagnato in spazio e ambizioni, coperti in più, un laboratorio che serve entrambi i locali dove il personale si alterna perché tutti devono saper far tutto, una sala comunicante con il laboratori stesso, una sorta di privé per eventi privati che si può prenotare per vivere esperienze che Luca e Desiree stanno mettendo a punto. La carta ha la stessa impalcatura di via Plinio ma cocktail differenti. Per me l’Old Aspalathus che è un “old fashioned” a cui il Wild Turkey Bourbon e il rooibos (un tè africano) donano note tostate e di nocciola. Poi il Mastichios, una sorta di Negroni più affumicato, con mastiha, Campari, fico, mezcal e la barbabietola, che “timbra” il drink. In carta anche il sapido Rumami, il Mrs Pickford piccante ed erbaceo e il Bolethus a cui il porcino dà una spinta umami. Anche qui ci sono la formula aperitivo, le proposte del lab e il Not a Real Hot Dog. L’atmosfera è un po’ più vibrante e il tocco femminile apportato da Desiree si sente. Per una serata romantica andrei in via Plinio, per conoscere gente in via Hayez.

In entrambi i locali ci sono anche drink analcolici.

Nota di merito per i prezzi: i classici costano 10 euro, i signature dai 12 ai 15 euro. Si sale solo per qualche gin tonic speciale.

In via Plinio lavorano anche Marco Colagnelo, Sofia Santo e Amir Hindawi, in via Hayez Alessandro Buggini, Simone Rancati ed Eduardo Zanatta.

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