Dal cuore Toro al cuoricino... su Instagram. Le parabole del pallone sono imprevedibili. Così Soriano Roberto, 27 anni centrocampista, forse passerà alla storia non per un gol segnato nell'ultimo derby con la Juventus (in cui, peraltro, non è nemmeno sceso in campo...), quanto per l'agonismo dimostrato a partita finita, col telefonino tra le mani. Soriano, infatti, con tempismo discutibile ha finito di scaldarsi sui social, mettendo nientemeno che un «like» alla foto postata poco prima da CR7, intento a calciare il rigore della vittoria bianconera. Facile comprendere come tutto ciò, in un'epoca in cui il privato è pubblico per essere dato in pasto ai follower, rappresenti un sacrilegio, un oltraggio alla fede (granata). Il popolo della rete - non quella dietro la porta - non perdona: scatta la corrida del «condividi» e la gogna dell'«inoltra», la caccia al precedente schiacciante. E spunta un altro «mi piace», sempre su Instagram, per l'altro juventino Dybala. Tanto, troppo per un gioco che vede solo bianco o nero, per chi tifa Torino figurarsi bianconero. Basta un dito sullo smartphone e i tifosi diventano haters dell'area di livore, si scatenano i commenti più violenti e il numero 6 viene invitato - eufemismo - a fare le valigie e a non farsi vedere più, nemmeno in foto su Facebook...
Finisce che la società multerà il giocatore per alto tradimento. E con l'interessato che verga scuse più grottesche di un autogol: si è trattato di un errore «dovuto alla velocità nello scorrere le pagine». Tragicomico epilogo, ma giusta o sbagliata che sia la punizione, è chiara una cosa.
Nel nostro calcio che vive di ipocrisie e di terzi tempi, ci si può azzuffare per un «cuoricino». Vero, ormai il calciatore-libero non esiste più. Ma qui il modulo non c'entra. Non è più libero di sbagliare, meno ancora sui social. Perché in campo si vogliono solo avversari, mai uomini.
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