"Sono nato con la pressione addosso". Antonio Conte mette subito le cose in chiaro durante la sua prima conferenza stampa da allenatore del Chelsea. Non ha paura di Mourinho, nè di Guardiola e Klopp, anzi. "Per me è emozionante", dice in un inglese a tratti traballante, ma che impressiona i giornalisti d'oltremanica. La concorrenza dei più forti al mondo lo ha caricato. L'ex ct della Nazionale si sente un po' sottovalutato e lo dice apertamente ma spera che questo dia la spinta giusta ai suoi giocatori, di cui dice: "Ho visto in loro un buon atteggiamento".
"Ci sottovalutano un po'. Ma mi auguro che questo sia uno stimolo per noi. Un fuocherello all'inizio che diventi poi un incendio", dice Conte sapendo bene che la fila delle pretendenti al titolo è lunga. "Ci sono 5-6 squadre che possono vincere la Premier League e questa situazione mi entusiasma", spiega. "Dobbiamo giocarcela fino in fondo, noi dobbiamo essere lì fino alla fine. La pressione per me non è importante perché sono nato con la pressione addosso. È normale quando sei l'allenatore o un giocatore di una grande squadra: devi vincere".
L'avventura londinese è incominciata da appena due giorni, ma Conte ha già iniziato a trasmettere la sua mentalità al gruppo: "Mi piace lavorare e solo in questo modo si può vincere. Conosco solo questo verbo: lavorare, lavorare, lavorare". "Ogni allenatore ha una propria idea di calcio - spiega -. Voglio trasferire i miei metodi, la mia idea ai giocatori. credo sia importante lavorare sull'aspetto fisico, tattico, tecnico e anche su quello psicologico per poter superare i momenti difficili che capitano durante una partita".
Quando si presentò al Chelsea, Josè Mourinho si definì "Special One". L'ex ct della Nazionale preferisce evitare i nomignoli. "Lascio a voi il compito di trovarne uno. Ma spero sia un buon nome", dice ridendo e quando un giornalista italiano gli propone "Special worker" ribadisce il concetto: "No, meglio lasciare ai giornalisti inglesi questo compito".
Gli chiedono del modulo di gioco, ma forse nascondendosi un po' dice che è ancora presto per parlarne: "Di solito quando arrivo in una nuova squadra valuto le giuste posizioni per i giocatori. Quando ero in Italia mi piaceva dire che un tecnico è come un sarto che deve cucire il vestito perfetto per i giocatori, per la squadra. Ma l'importante è lo spirito dello squadra".
Già, la squadra. Il capitano John Terry ha rinnovato poco dopo l'annuncio dell'arrivo di Conte sula panchina del Chelsea. "È il nostro capitano - dice -, è un grande giocatore con un grande carisma, mi piace parlargli. Lui conosce il club e per me è imporante". Ma il 35enne capitano non avrà una maglia garantita. "Quando giocherà sarà capitano - spiega Conte -. Ciò che importa è che lui fosse felice al momento della firma".
Conte, l'Italia e gli italiani
Non mancano domande sull'esperienza in azzurro, mollta perché non ha sentito il supporto di tutti, ma anche per un altro motivo. "Ho deciso di lasciare la nazionale dopo la nostra qualificazione all'europeo, perchè volevo tornare a respirare la quotidianità degli allenamenti. Ho avuto una grande opportunità: quella di parlare con un grande club come il Chelsea"
"Credo che questa sia una grande sfida e che sia il momento giusto per arrivare in Premier League. Mi piacciono le sfide". È la sfida più grande della sua carriera? "Quando arrivai alla Juventus con due settimi posti nelle stagioni precedenti, costruimmo qualcosa di molto importante. Anche l'esperienza con la Nazionale è stata fantstica perchè avevamo addosso la pressione di un Paese intero".
Durante la conferenza stampa c'è spazio anche per Claudio Ranieri, di cui viene ricordato il
risultato storico ottenuto con il Leicester. Conte dice che lo sentirà presto. "Nei prossimi giorni lo chiamerò perchè è una bravissima persona, ma anche per chiedergli qualcosa su questo paese, sulle sue tradizioni e abitudini".
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