Maria Rosa Quario
Soelden Prati verdi, boschi dorati, il torrente che scorre allegro fra le rocce Benvenuti a Soelden, Tirolo austriaco, valle paradiso che sta cominciando ad animarsi in vista del grande appuntamento del fine settimana. Duecentoventidue giorni sono passati dalle ultime gare di Aspen, era metà marzo e il sole del Colorado illuminava i trionfi degli sciatori azzurri e lo storico record di podi in una sola stagione. Passato. È ora di azzerare tutto, di ripartire, ricominciare, il carrozzone è pronto, qualcuno non è ancora salito a bordo, qualcuno non lo farà per tutto l'inverno. Maledetti infortuni, sono il tema della vigilia, assieme alla novità delle regole per gli sci degli uomini in gigante (primo test domenica) e naturalmente alla fatidica domanda d'obbligo alla vigilia di una stagione olimpica: coppa del mondo o medaglie?
Partiamo dagli infortuni, perché i nomi coinvolti sono importanti, a cominciare da quello di Marcel Hirscher, costretto a rinunciare a questa prima gara per la frattura al malleolo patita a metà agosto. Tornerà a Levi per lo slalom di metà novembre? Ovviamente sta lavorando perché la risposta sia sì. Primo atto di stagione senza il dominatore delle ultime sei stagioni dunque, ma ad essere penalizzato in questa prima gara sarà soprattutto il settore femminile. Basti dire che delle prime cinque della classifica mondiale solo due saranno al via, Mikaela Shiffrin e Sofia Goggia, o che delle ultime cinque vincitrici del gigante di Soelden solo una, ancora Shiffrin, potrà tentare il bis. Le assenti si chiamano Lara Gut, Federica Brignone, Anna Fenninger/Veith e Ilka Stuhec, la slovena sette volte sul gradino più alto del podio lo scorso inverno, ma finita sotto i ferri per l'infortunio al ginocchio sinistro. Lara Gut si è invece ripresa dallo stesso infortunio subito a febbraio, ma preferisce rimandare il rientro, Anna Veith lotta con le sue ginocchia da due anni ormai e ricomincerà solo a dicembre, quanto alla Brignone, vincitrice a Soelden due anni fa e ad Aspen nell'ultima gara della scorsa stagione, a tenerla lontana dall'Austria è un subdolo edema osseo.
Assenze pesanti, tanto da far dire a sua maestà Lindsey Vonn «devo cercare di cogliere questa grande opportunità per fare punti». Lei ci sarà dunque e lo spettacolo domani pare essere assicurato. Lindsey in slalom gigante non è competitiva da due anni, ma solo il fatto che ci provi vuol dire che ci crede, anche perché fare figuracce non è il suo sport preferito. L'americana ieri si è presentata in conferenza con l'ombelico di fuori, tacchi alti e jeans neri attillatissimi, messaggio: a 33 anni sono una donna in super forma, giovane e bella. E controcorrente, perché se quasi tutti gli sciatori fra gli obiettivi mettono la coppa del mondo al primo posto, lei ha fatto capire che la sua stagione avrà un senso se a febbraio riuscirà a vincere almeno una gara in Corea. «Di oro olimpico ne ho già uno, ma se sono qui è perché ho ancora fame. La coppa servirà per crescere di forma, partirò sempre per vincere, perché un altro sogno è raggiungere le 86 vittorie di Stenmark (gliene mancano 9, ndr) e per questo non credo che domani comincerò la mia ultima stagione come qualcuno pensa. Quanto al desiderio di correre con gli uomini non capisco chi si mette contro: non mi sento superiore alle altre donne e non lo faccio per far parlare di me.
È che dopo tante gare e tante vittorie vorrei un confronto diverso, ho questa curiosità». In attesa della decisione della Federazione internazionale (se ne riparlerà nel 2018) restiamo al presente e vediamo come se la caverà Lindsey fra le porte del gigante, la curiosità è tanta.
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