CR7 ko, torna la Signora X. Lazio, l'antivirus è Caicedo

Cristiano Ronaldo segna, poi esce e l'ecuadoriano fa un altro gol in extremis. Pirlo: "Questione di dettagli"

CR7 ko, torna la Signora X. Lazio, l'antivirus è Caicedo

La gara dell'Olimpico la descrive Andrea Pirlo in una frase: «Non c'erano avvisaglie di pericolo, le partite si vincono gestendo ogni dettaglio». Il quarto X della Juve in questo campionato si spiega così e il dettaglio in questione è la strada spalancata a Correa che all'ultimo secondo serve un assist per la girata vincente del «Panterone» Caicedo. Un altro dettaglio non da poco, se è vero che l'ecuadoriano - che aggira un Bonucci fin lì quasi impeccabile e riceve l'abbraccio dopo il gol di uno scatentato Inzaghi - è diventato esperto nei gol a pochi istanti dal fischio finale: sono già cinque in due stagioni.

Una Juve in crescita, che perde in extremis anche Chiesa dopo Ramsey e Chiellini, offre forse la migliore prestazione stagionale per 70 minuti, controllando in maniera ordinata le operazioni e agendo con strappi micidiali di rimessa. Di fatto sfilando la ricetta tattica a Simone Inzaghi. Peccato che poi ci siano gli altri venticinque nei quali Pirlo perde Cristiano Ronaldo, uscito per un problema alla caviglia destra - allarme subito rientrato, si tratta di una semplice distorsione che non gli impedirà di rispondere alla convocazione della Nazionale e di continuare la corsa al numero di gol di Puskas (è a -1) - e poi sostituisce Kulusevski. La Juve rinuncia a spingere per cercare il gol della tranquillità, non incide con i cambi a differenza della Lazio (in campo entrano un Dybala svagato quanto irritante - fatale quel pallone perso in maniera goffa nel finale - e addirittura un Bernardeschi schierato in un'improbabile posizione di centravanti) e si arrocca dietro come le provinciali di un tempo con tutti i rischi connessi e paga infine l'ultimo dettaglio, mostrandosi «molle» sull'azione Correa-Caicedo. In pratica è mancato il «killer instinct» tipico delle grandi squadre.

La Lazio conferma invece il pedigree di squadra da rimonte (ben 33 i punti recuperati dall'anno scorso da situazione di svantaggio, solo per i risultati dei secondi tempi di questa stagione sarebbe seconda in classifica dietro al Milan), tira fuori il consueto orgoglio di una squadra fiaccata atleticamente da contagi e isolamenti - mancano i positivi Immobile, Leiva e Strakosha al centro della bufera tamponi che sta investendo il club biancoceleste, e Luis Alberto reduce dalla quarantena non è al top - e aggrappandosi alla «zona Caicedo». Già decisivo contro il Toro e ora anche con la Juve. L'ecuadoriano, da tempo ormai non più un vice Immobile, diventa così il protagonista principale alla pari di quell'immenso CR7 che in un primo tempo super segna un gol - il sesto stagionale, il quarto in campionato, il 27° nel 2020 e il 58° in serie A -, coglie un palo e costringe Reina alla paratona su punizione. Sembra quasi sorpreso al momento della sostituzione («devo uscire io?») ma stavolta il dolore alla caviglia è più forte della voglia di rimanere in campo. «Testa alta e crediamo nel lavoro che stiamo facendo», il suo tweet post partita che è un supporto al percorso che sta facendo Pirlo.

Più goliardico quello di Immobile, spettatore suo malgrado della sfida, che si toglie qualche sassolino dalla scarpa ed elogia

Caicedo: «E mo dite che è solo c..., ti amo bestioneeeee». La pausa farà chiarezza sul caso tamponi e darà più armi all'arco di Inzaghi. Nello stesso tempo Pirlo avrà tempo di ragionare e di lavorare sui limiti della sua Juve.

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