La Juventus è ancora viva. E, battendo il Napoli 2-1, sale al terzo posto in classifica sorpassando l'Atalanta, si porta a un solo punto dal Milan e, soprattutto, mette tre punti tra sé e il quinto posto occupato dagli stessi partenopei. Come dire che la panchina di Pirlo è stata puntellata: vero che lo scudetto è ormai sparito dai radar, vero anche che per come si erano messe le cose la partita di ieri avrebbe potuto portare a un terremoto con conseguenza inimmaginabili. Invece, la Juve ha fatto la Juve e strada facendo ha ritrovato anche Dybala: sua, infatti, la rete del momentaneo 2-0 trovata pochi minuti dopo essere entrato in campo. Da qui, la Joya mancava dal lontanissimo 10 gennaio: poi, tanti guai al ginocchio e, la settimana scorsa, la mancata convocazione in occasione del derby contro il Toro per avere partecipato alla cena/festa oltre l'orario del coprifuoco a casa McKennie. Ieri, ci ha messo quattro minuti a inquadrare la porta: sinistro a giro a filo d'erba, Meret battuto e Napoli rispedito a casa proprio nel momento in cui pareva che potesse anche raggiungere il pareggio.
Era un match che doveva e poteva dire molto, sul futuro delle due squadre. Pirlo lo aveva affrontato richiamando Buffon dopo le incertezze di Szczesny nella stracittadina di sabato, avanzando Cuadrado sulla linea di centrocampo e scatenando al solito Chiesa. Un po' a sinistra ma anche a destra, perché no. Così, giusto il tempo di chiedersi come avesse fatto Ronaldo a mangiarsi di testa un gol clamoroso su assist di Danilo, la Juve trovava il vantaggio: l'ex viola umiliava Hysaj sulla fascia destra, CR7 ringraziava (25esimo gol in campionato) e la partita si metteva subito bene per i padroni di casa. Che dietro concedevano anche qualcosa, salvo però non pagare dazio vista la scarsa mira di Zielinski. Leggerina, la squadra di Gattuso: Insigne pungeva a tratti, Mertens quasi mai. Idem Lozano che, anzi, veniva graziato dall'arbitro Mariani quando scalciava Chiesa appena dopo la mezzora: il Var non interveniva e chissà perché, idem appena prima del riposo quando Alex Sandro colpiva nettamente Zielinski. Un rigore negato per parte e amici come prima: non dovrebbe accadere, è accaduto. La sostanza era comunque quella di una Juve più attenta e organizzata del solito e di un Napoli che faticava a tenere botta soprattutto sul proprio lato sinistro. La musica cambiava nella ripresa, quando Buffon diceva di no a Di Lorenzo, Insigne e Zielinski. Gattuso si era giocato le carte Osimhen e Politano, mentre Pirlo si affidava a Dybala ricevendone in cambio il gol della quasi sicurezza. Nel finale, Chiellini procurava il rigore proprio su Osimhen: Insigne lo trasformava, ma era infine la Signora a gioire. Pirlo, per il momento, è salvo.
Al futuro ci si penserà: «Allegri? Noi pensiamo a lavorare e a fare il meglio possibile così Paratici -. Il resto lascia il tempo che trova. Faremo le nostre valutazioni a fine stagione, insieme a Pirlo». Non proprio una conferma scolpita nella pietra, ecco. Per intanto, però, si respira.
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