Dall'Heysel al Qatar. Due cose da sapere sui baroni dell'Uefa che fanno la morale

Non fermò Juve-Liverpool, giocò la sera dell'11 settembre 2001. E sul Mondiale...

Dall'Heysel al Qatar. Due cose da sapere sui baroni dell'Uefa che fanno la morale

Aleksander Ceferin è un po' il Beppe Grillo dell'Uefa. Il suo vaffa day si sta ripetendo tra gli applausi del popolo che si ribella alla sola parola super lega. Però, due o tre cose sull'Uefa e su Ceferin è opportuno scriverle e ricordarle ai romantici e moralisti dell'ultima ora. L'avvocato di Lubiana, in quanto presidente dell'Uefa, dovrebbe essere il garante dell'unità della sua istituzione che, invece, si è spaccata in due fronti, uno composto dai grandi club, non tutti, l'altro formato dal resto dei fedeli al governo di Nyon. L'attacco ai club ribelli è un ricatto, a insaputa del presidente, ai calciatori usati come figurine dell'album privato ed esclusivo. Le sue parole sulla Juventus che quindici anni fa era in serie B sono facili da controbattere perché nessuno sa dove fosse, nello stesso tempo Ceferin e che cosa, effettivamente, abbia a che fare con il calcio, quello vero, non semplicemente quello della Slovenia o del resto dell'Europa. Andrea Agnelli ha commesso molti errori ma ha vinto nove scudetti consecutivi e ha partecipato a due finali di champions league, che cosa abbia fatto per la storia Ceferin in questo stesso tempo non è risaputo nemmeno nelle isole Far Oer.

«Ridarò credibilità all'Uefa» aveva annunciato il giorno dell'elezione, vista la credibilità di questi ultimi anni non so se scoppiare a ridere o ricordare, invece, alcune note. Incomincio dalla fine: l'Uefa ha continuato a giocare con la salute dei calciatori, imponendo in piena pandemia le partite di champions league e di Europa league oltre a quelle della Nations League. Ha ribadito il favore al mondiale in Qatar, uno dei temi che era costato caro al predecessore dello sloveno, Michel Platini. Proseguo: l'Uefa, depositaria dell'etica, è quella che fece giocare Juventus Liverpool tra i morti dell'Heysel. L'Uefa è quella che l'11 settembre se ne fregò della tragedia confermando il calendario serale delle partite. L'Uefa è la stessa che ha spostato a Budapest alcuni incontri di coppa, dopo i casi di covid in Germania, ribadendo che prima di tutto i denari, poi, eventualmente la salute. L'Uefa è quella che ha sottratto all'Equipe, nel 1955, l'organizzazione della coppa dei campioni. L'Uefa è quella che ha cambiato il format del torneo per aumentare voti elettorali e incassi. L'Uefa è quella che ha abolito la coppa delle coppe e ora ha creato la Conference league. L'Uefa di Ceferin minaccia di espellere i club ribelli da tutte le coppe ma è la stessa che ha giocato su due tavoli con il financial fair play, quando c'erano di mezzo i grandi club.

L'elenco può proseguire per capitoli e giorni ma la sollevazione popolare, la ridicola demagogia da bancarella degli intellettuali ricchi e tifosi che implorano i loro club di desistere dall'intento, sembra aver gonfiato il petto e non la testa al presidente Uefa che, per chi non lo sapesse, è un tipo tosto e duro, non solo con le società della superlega. Ma qui mi fermo, perché altrimenti la sollevazione popolare potrebbe occupare le sedi di Milan, Inter e Juve, per poi marciare in pellegrinaggio verso Nyon, inneggiando a Ceferin santo subito.

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