È la Juve... di Conte

Derby d'Italia amaro per l'Inter: niente sorpasso. Spreca con Lautaro e Dumfries e, nella ripresa, i bianconeri la castigano. Il Napoli del doppio ex a più 2

È la Juve... di Conte
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nostro inviato a Torino

La Juventus vince il derby d'Italia con un colpo da biliardo di Conceiçao che castiga i troppi errori dell'Inter, colpevole di sprecare tantissimo a partire dalle svirgolate del suo capitano, Lautaro Martinez. Simone Inzaghi fallisce il sorpasso sul Napoli, anzi perde un punto e ora insegue a due lunghezze. Per Thiago Motta può essere la svolta della stagione con la quarta vittoria di fila, la terza consecutiva in campionato: mister «X» non ci era mai riuscito finora. Il quarto posto agganciato ha un suo significato. Antonio Conte resta in vetta e ringrazia la squadra di cui è stato capitano e allenatore vincente.

La Juve si aggrappa proprio alla sua storia di fronte agli undici punti che la separano dalla rivale. Alla lettura delle formazioni rivendica 38 scudetti, Calciopoli compresa, e tre stelle in faccia all'Inter che si è appena cucita la seconda sulle maglie (anche grazie allo scudetto assegnato a tavolino). Una superiorità solo in bacheca perché si ribalta sul campo in maniera inequivocabile e non solo perché da quando ci sono i tre punti a vittoria nella storia del derby d'Italia i bianconeri schierano la formazione più giovane (25 anni e 8 giorni), mentre i nerazzurri la più vecchia (30 anni e 306 giorni).

L'Inter stuzzicata dall'idea del sorpasso al Napoli capolista parte forte. Il pressing manda in tilt la Juve che sbanda clamorosamente, soprattutto a sinistra dove Savona viene lasciato solo al proprio destino contro Dumfries che ovviamente lo sovrasta. La squadra di Inzaghi domina a centrocampo con Thuram e Koopmeiners (Locatelli parte in panchina) che sbagliano tanto. Taremi in rovesciata scalda in guanti a Di Gregorio, mentre Lautaro sbaglia due volte, in maniera clamorosa da pochi metri. Dumfries lo copia di testa per poi centrare il palo. Ma la Juve anche solo in maniera episodica si scuote con Nico Gonzalez e Conceiçao che fanno entrare in partita Sommer dopo mezz'ora. È comunque un lusso per Thiago Motta andare all'intervallo con la partita in equilibrio dopo aver visto la sua squadra esibirsi in una fase difensiva tragicomica in alcuni frangenti.

C'è più Juve all'inizio della ripresa, l'Inter sembra pagare lo sforzo per sostenere il ritmo asfissiante che non ha prodotto effetti sul risultato. E puntuale quando scade l'ora di gioco ecco il classico triplo cambio di Inzaghi: Thuram per Taremi subito dopo la dormita in contropiede dell'iraniano, mentre Carlos Augusto e Zalewski sostituiscono rispettivamente Bastoni e Dimarco. Motta era già corso ai ripari con Cambiaso per Savona.

A quel punto solo l'episodio può sbloccare una partita vibrante. E arriva quando Kolo Muani con un gioco di prestigio lavora un pallone in area dell'Inter dopo aver fatto a sportellate con Calhanoglu (tra le proteste interiste) e servendo un assist a Conceiçao, chirurgico nel freddare Sommer per diventare il terzo portoghese a segnare ai nerazzurri dopo CR7 e Rui Barros. Un figlio di quel papà Sergio dall'importante passato interista che appena seduto sulla panchina del Milan ha già procurato dispiaceri all'Inter ribaltandola nella finale di supercoppa. Traiettorie che solo il destino sa disegnare. E l'Inter rischia di sbandare: Dumfries salva sulla linea il diagonale di Koopmeiners. Le ultime mosse di Inzaghi sono Correa e Zielinski, mentre Yildiz sostituisce proprio Conceiçao.

Inzaghi entra in campo a reclamare un fallo: per Mariani tutto ok. E quando Thuram alza male di testa sopra la traversa si capisce che è una notte stregata per l'Inter mentre per la Juve è gioia. Se effimera lo si capirà mercoledì in Champions.

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