Sgabbia l'Inter, ritorna il Milan, riparte l'Inter che spreca il secondo rigore e si fa minacciosa nella ripresa prima di lasciare al Milan gli ultimi dieci minuti che mettono a repentaglio il risultato. Così finisce con il risultato che piace a Pioli, un po' meno a Inzaghi specie dopo il pari interno del Napoli. L'Inter ha più energie da spendere, Calhanoglu regge la pressione di uno stadio limaccioso, quando esce Barella tra i migliori- il Milan tira fuori un finale strepitoso rischiando addirittura di vincere. E invece finisce così, 1 a 1. Giusto così per il calcio espresso e le occasioni allestite. L'assenza di Theo Hernandez ha pesato: Ballo Tourè ha rischiato di far affondare i suoi. Rebic li ha rianimati. L'inseguimento, dopo la sosta, continua: i 7 punti di distanza non sono poi un chilometro.
Il derby mantiene le promesse e accende subito i fuochi d'artificio: in mezz'ora regala la polpa, e cioè due rigori di cui uno parato da Tatarusanu, l'Inter davanti e il Milan che lo raggiunge (stacco imperiale di Tomori con deviazione di De Vrij) prima di rischiare l'osso del collo con il secondo penalty provocato dallo sciagurato Ballo Tourè e poi la grande occasione sul finire della prima frazione di Barella, ribattuta da Ballo Tourè. Questa la sintesi. Poi c'è il calcio e quello che il derby offre è il seguente: ha più possesso il Milan che sacrifica Krunic su Brozovic, nella costruzione del gioco da dietro, ma è l'Inter sempre a ripartire feroce in contropiede. Calhanoglu sfida dal dischetto l'accoglienza ostile proprio sotto la curva sud e va a calciare il primo vantaggio: non sembra affatto risentire di fischi e insulti. Mentre invece è il sostituto dello squalificato Theo Hernandez a procurare un guaio e un prodigio ai suoi: prima sbava su Darmian provocando il secondo penalty doc col quale Lautaro esalta Tatarusanu partito per il lato giusto, poi sulla linea devia la stoccata di Barella. Inevitabile la sostituzione a inizio di ripresa con Kalulu, un altro adattato. Anche Kessiè, sul primo rigore, commette una leggerezza nel trascinare palla in area invece di liberare alla viva il parroco prima di incrociare le gambe con Calhanoglu.
Si vedono poco i grandi vecchi Ibra e Dzeko, ma si vede soprattutto l'Inter nella seconda frazione mentre il Milan - con l'eccezione del gigantesco Tonali - sembra accusare la fatica così da spingere Pioli a cambiare i due aiutanti di campo di Ibra, Leao e Diaz, con Rebic e Saelemaekers. La plastica conferma arriva a metà tempo con Kalulu che questa volta salva due volte su Vidal, a porta spalancata dalla giocata di Dzeko per il cileno arrivato al posto di Barella (altro ko per Mancini). Riprende vita il Milan nel finale.
Il merito è quasi esclusivamente di Rebic, una spina nel fianco della difesa neroazzurra. Ibra, su punizione, mette a dura prova i pugni di Handanovic che deviano la sassata, Saelemaekers scheggia il palo e Kessiè sulla ribattuta non trova la porta. È un pari scolpito fino alla fine.
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