Ha dovuto indossare mantello e costume come Superman per volare via e uscire dal cono d'ombra di Paltrinieri. Gabriele Detti dall'agosto scorso, Giochi di Rio, due meravigliosi podi nei 400 e 1500 stile, podi inaspettati per tutti non per lui, è soprattutto e finalmente Gabry. Solo poi diventa il compagno di allenamenti di Greg, a oggi l'indiscusso n°1 dei 1500 e oro olimpico, e il nipote di Stefano Morini, tecnico suo e di Greg. «In effetti il soprannome Superman mi ha portato bene» ammette questo livornese che potrebbe essere un fotomodello da tanto mamma e madre natura hanno fatto le cose per bene. Tant'è vero che Arena l'ha «rapito» per una session fotografica destinata a promuovere una linea di costumi. Alle passerelle, Detti preferisce però ammazzarsi di fatica nuotando 20 ore al giorno. Dalla sua, oltre al talento, la caparbietà commovente che gli ha permesso di non abbattersi mai, neppure quando da ragazzino la mala sorte gli aveva sbriciolato una caviglia o, più di recente, nel 2015, quando da recordman europeo negli 800, non andò al Mondiale di Kazan per i postumi di un'infezione. «Per questo, adesso, preferisco non parlare dei prossimi Mondiali, a luglio, a Budapest» confida con sacrosanta scaramanzia. E sempre per questo la rassegna d'Ungheria non sarà per Gabriele solo la prova verità dopo Rio ma soprattutto la sudata grande occasione che ripassa e stavolta va afferrata. Vien da sé che allora, gli Assoluti al via proprio domani a Riccione, rappresentino per lui la prova della verità, in quanto test importante per saggiare la condizione a sei settimane dal rientro dall'altura e dopo aver per la prima volta alleggerito il carico degli allenamenti. «Al Trofeo Città di Milano, 20 giorni fa, era andata bene» ammette con pacatezza, quasi non avesse dominato i 400 stile e pure i 1500 del compagno e amico Paltrinieri. «Capisco che possa essere sembrata una cosa importante, ma non è così. Eravamo sotto carico e appena rientrati dall'altura. A questi cambiamenti c'è chi reagisce meglio e chi peggio. Sono ovviamente contento, sarei un ipocrita a non riconoscere che mi ha fatto piacere battere il campione olimpico, ma restano prestazioni non significative».
Oddio, sembra troppo definire non significative le due migliori prestazioni mondiali stagionali in quel momento su 400 e 1500 (3'45"28 e 14'48"21). Ma forse la sua forza sta anche nel mantenere il profilo basso. Clark Kent quando parla e Superman non appena indossa il costume e nuota via. Anche perché a Riccione farà un'altra prova generale in vista di Budapest: quella di stacanovista della piscina.
«Nuoterò 200, 4x200, 400 la mia gara del cuore, gli 800, la distanza perfetta per me dove ci sono velocità e resistenza, quella che quando sarà il momento giusto dovrà darmi la sorpresa più grande..., e infine i 1500. Sommando vogliono dire...». Vogliono dire oltre 5 km a tutta velocità e tre medaglie mondiali come obiettivo. Superman.
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