Ci sono molti modi, nel calcio contemporaneo, per cambiare volto e caratteristiche a una squadra reduce da un rovescio preoccupante. Quello classico, tradizionale, è forse superato: via i titolari, dentro le seconde linee. Son bravi tutti, ad avere la panchina piena. C'è invece un sistema inedito, studiato e realizzato dalle parti di Milanello, che sembra spiazzare i rivali, specie quei colleghi ancora fermi alle strategie un po' retrò. Prendete l'ultimo Milan allestito da Stefano Pioli per la sfida con la Juve, mai piegata nell'anno ad altissimo livello dello scudetto rossonero. I cambi, pedina su pedina, rispetto alla serataccia di Londra con il Chelsea, sono stati i seguenti, appena tre: Gabbia per Dest, Brahim Diaz per De Ketelaer, Pobega al posto di Krunic. Bene: non è tanto importante il disegno tattico, il 4-3-3 quanto invece le posizioni occupate in campo. Ed ecco le novità che Stefano Pioli propone di partita in partita riuscendo così a sorprendere chiunque aspetti lo schieramento rossonero più collaudato.
Con la Juve, leggendo le dichiarazioni della vigilia di Allegri («dovremo stare attenti alla catena di sinistra, da lì arriveranno i maggiori pericoli»), Pioli decide di cambiare qualcosa confermando sia Leao che il recupero di Theo Hernandez. E cosa fa? Per evitare che sul binario di Leao ci sia la tenaglia Cuadrado-Danilo, chiede a Pobega di andare a fare il tre-quartista mascherato su Locatelli e di conseguenza a Theo Hernandez di venire dentro il campo, in pratica da terzo mediano al fianco di Tonali e Bennacer. La conseguenza è che Cuadrado, per seguire il suo uomo, abbandona il binario e libera così lo spazio per Leao. Non solo. L'altra posizione cambiata è quella di Diaz, più adatto di CDK a fare l'ala e a diventare in campo aperto il perfetto killer del 2 a 0.
Tutto questo naturalmente forse non sarà sufficiente domani sera contro il Chelsea perché allora la sfida sarà sul piano dell'intensità e del coraggio. Già, proprio così. A Londra il Milan, per la prima volta, peccò un grande timore, giustificato forse dalla ridotta abitudine alle sfide internazionali.
Thiago Silva all'andata rilasciò la seguente diagnosi: «In una partita ci sono tante partite, se avesse fatto gol il Milan a fine primo tempo, sarebbe cambiata tutta la ripresa». Una lezione, quella di Stamford Bridge e la successiva di San Siro con la Juve, indirizzata a Charles De ketelaere, destinato forse a rientrare con il compito di cancellare quella serataccia, sua e anche del Milan.
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