Franco Baresi, il capitano di una storia magnifica, oggi ambasciatore del brand, non guarda al dito che indica la luna ma punta direttamente alla luna. «Oltre al risultato c'è di più» è la sua sintesi dopo il 2 a 0 di sabato notte col Toro che consente a Pioli di restare primo durante la notte e addirittura, qualche ora dopo, di allungare sull'Inter a seguito del pari dell'Olimpico. C'è di più è riferimento scontato al comportamento del Milan schierato nella prima parte, davvero il team in assoluto più giovane d'Europa, con quei protagonisti, tra gli altri, Leao e Brahim Diaz che sono riusciti a piegare la resistenza ridotta dei granata giudicati dal loro stesso allenatore molli, spenti, assenti. Ecco allora il primo premio riscosso da Pioli, preoccupato in partenza dagli effetti psicologici della sconfitta con la Juve: ha definito il suo gruppo composto da giocatori «forti e consapevoli». Il secondo è da mettere nel conto della politica societaria dettata dall'azionista di puntare sui giovani, correndo anche qualche rischio (Hauge fin qui si sta adattando con fatica al ruolo e alle esigenze tattiche del calcio italiano). L'unico, non ancora perfettamente inserito nel mosaico, è Sandro Tonali, uscito con qualche batticuore dello staff tecnico dopo il colpo al polpaccio ricevuto da Verdi in piena area di rigore. Né avrà per qualche giorno: sembra recuperabile per lunedì prossimo a Cagliari. Contestualmente Pioli ha già trovato un'altra pedina per l'emergenza che è poi Calabria, una delle virtuose novità della stagione post lockdown. Il terzo motivo, segnalato da Pioli, come soddisfazione professionale, è dettato da un numerino: 37. Sono 37 le partite durante le quali il Milan è stato capace di andare in gol e un tot di queste, sempre con due gol, segno di una formula calcistica che funziona oltre che del rendimento che non prevede solo l'intervento degli attaccanti ma anche dei difensori e di qualche centrocampista.
Anche l'ingresso finale di Zlatan corrisponde al piano stilato a tavolino dai preparatori per rodarlo come un motore appena uscito dall'officina. «Ibra ci migliora» è la convinzione di Pioli, polemico solo e soltanto sull'ammonizione di Leao che farà saltare Cagliari al portoghese. «Mai visto un giallo per simulazione a metà campo» la sua osservazione ad alta voce che ha fatto scattare l'allarme a casa Milan: 7 gialli nella partita col Toro è l'unica contabilità che ha provocato più di un malumore. E che ha spinto il club, indispettito da qualche titolo, ad affrontare l'argomento.
Fin qui il Milan non si è mai occupato di politica sportiva: Gazidis, forse per formazione, forse anche per mancata conoscenza delle abitudini italiane, è rimasto a distanza chilometrica dalla materia; sia Pioli che Paolo Maldini hanno sempre rispettato un riserbo glaciale e non hanno mai risposto alle polemiche sui rigori guadagnati dai rossoneri nella stagione (11 in 17 partite). «Bisognerà lasciare la tribuna e giocare anche questo tipo di partite» è uno dei tanti messaggi via social spediti negli uffici di Scaroni, il presidente.
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